Buon compleanno ad una “testarda”, ineguagliabile voce soul

marvin Gaye

The “stubborn kinda fellow” fu il singolo del debutto per Marvin Gaye, pubblicato con la Tamla Records – una succursale della Motown – il singolo non ebbe un immediato successo. Ma quando Phil Spector l’ascoltò dalla sua autoradio, ne fu talmente colpito da perdere il controllo della macchina per l’entusiasmo. Era il 1962: il produttore e noto inventore del “wall of sound”, all’epoca, lavrava per l’Atlantic Records di New York. Nel frattempo, il grande fiuto di Berry Gordy, alla Motown, lanciava quell’indimenticabile voce soul. Marvin Gaye, un grande talento, una persona lunatica e testarda – esattamente come canta il testo del suo singolo di debutto; un grande artista e un uomo ricco di talento e di fragilità, di esaltazioni e di parabole infelici che misero fine alla sua vita nel modo più tragico. Nasceva a Washington, il 2 aprile del 1939 e moriva 30 anni fa, il Primo aprile del 1984, ucciso da un colpo di pistola esploso da suo padre, dopo una lite furibonda. Non c’è canzone di Marvin Gaye che io non ami: dovendo scegliere una canzone di colui che aveva determinato il suono della Motown, che ha decretato il successo di molti artisti leggendari e ha segnato con la sua voce una delle pagine migliori della storia della musica soul e R&B, sento ormai il “richiamo sensuale” di quel brano che fa incontrare soul e influenze pop in modo magnifico; il funk e il jazz di “What’s goin’ on” e di “Inner City Blues”; ricordo tutte le canzoni del concerto al Montreux Jazz Festival del 1980 – ad una ad una – mentre “I Heard It Through the Grapevine” e “Let’s Get It On” mi risuonano nella mente all’unisono, creando uno strano mash up mentale. E allora non mi resta che riascoltare Marvin Gaye dall’inizio, in ordine coronologico, la musica di quel testardo: tutto il resto verrà da sé, col tempo e senza mai trasformarsi in una noiosa abitudine.

 

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