Giampaolo Virga – Profili Irregolari

Giampaolo Virga - Profili Irregolarihttp://radio.torvergata.it/

Volevamo inserire Giampaolo Virga nel nostro spazio recensioni e per questo ho riascoltato il disco, pensando che probabilmente mi sarei ricreduta rispetto al suo pop – rock, che avevo giudicato troppo scontato, al primo ascolto. Ebbene: non ho cambiato idea. Profili irregolari è ammiccante, orecchiabile, trascinante e di facile presa, ma è anche terribilmente banale. E questo accade perché quando si scrivono canzoni che possiedono l’immediatezza “giusta”, quella che è capace di catturare l’ascoltatore senza fatica, si può verificare un’ipotesi su due: una è che il disco sia un capolavoro di originalità e allora ti rapisce perchè è assolutamente fantastico, l’altra è che sia un insieme di note e parole trite e ritrite, consumate e già sentite, che si ricordano senza sforzo ma che sono anche (purtroppo) perfettamente inutili. Considerando “Profili irregolari” un eccellente sottofondo che non necessita un ascolto attento, sarebbe un ottimo muzak da supermercato o, al massimo, potrebbe riempire egregiamente la programmazione di una radio di musica pop ormai fuori moda. Il riascolto mi lascia “scontenta”, come il titolo della traccia numero 5 di questo CD formato da 14 canzoni, tutte piatte, tutte anonime, tutte sostenute da arrangiamenti scontati e riempiti da melodie troppo, ma troppo “tipicamente pop”, con l’aggiunta (tra l’altro), di una serie di intro che non brillano certo di originalità ( e se ascoltate il disco potrete divertirvi da soli a scoprire a quanti altri pezzi di altri cantanti e gruppi queste note iniziali somiglino). La traccia numero 6 è L’aurora (e giusto per essere ripetitivi… ma non ne avevamo già una o due?) che dall’omonima più famosa di Eros Ramazzotti deve aver preso forse il peggio del periodo: il cantautore romano, rispetto a Virga, almeno si è contraddistinto per i suoi brani più originali e altrettanto orecchiabili già dai suoi esordi ottantini (ai quali questa Aurora musicalmente assomiglia) e quindi L’Aurora di Virga nasce (e muore) già vecchia. con la sua voce nasale, a metà tra un Michele Zarrillo e gli Audio Due, le rime scontate “c’è bisogno d’amore/ ce n’è bisogno di più” con tanto di “cuore/fiore/amore” a profusione, Virga sta per scaricare una donna in “Verso sera”, ma non sappiano come si conclude la storia (in musica certamente) perché l’autore non ce lo dice preferendo creare la suspance e lasciare spazio all’immaginazione dell’ascoltatore… E’ noioso anche se, lo ammetto: I mi sta facendo scuotere leggermente la testa perche ha un buon ritmo, ma a parole Virga mi dice “anche un rocker sai…può piangere” ed io non posso che confermare dato che, qualunque rockstar, ascoltando le canzoni di Giampaolo… beh.. probabilmente lo farebbe davvero… Ormai Profili irregolari suona nel mio lettore per la terza volta e al quarantesimo minuto ne sono già assuefatta: e non riesco ad affezionarmi a quello che canta ma mi colpiscono i versi “Tra queste parole puoi scoprire/ Il Limbo che ha scavato l’anima/E seducendo abilmente i cuori Spegne e rende grigi i nostri anni”, pensando inevitabilmente che non voglio invecchiare così, ascoltando canzoni brutte come queste… Non voglio rischiare di annoiarvi con questa recensione quanto lo sono io durante questo ennesimo (inutile) riascolto e perciò chiudo dicendo solo che che Brezza invernale di un tramonto indiano è un pezzo tutto strumentale, delicato, acustico e serve giusto a distogliere dalla monotonia “poppereccia” delle tracce precedenti. Ma la tregua dura poco perché poi Virga torna a cantare di donne per lamentarsene a colpi di chitarre, basso e batteria: strumenti utilizzati per suonare una delle melodie più insipide che abbia mai sentito (il pezzo in questione è donne del 2000). Quando questo brano finisce, ci ritroviamo acusticamente imbarcati suTransatlantico: una canzone allegrissima che si accompagna (da sola) col battito delle mani di gente festosa che viaggia felice e contenta per una traversata in cui (“basta che si mangia”, i versi raccomandano) viene citato anche il Gino Paoli de “Il cielo in una stanza”. Il finale è bandistico e folkloristico (ma non sarà che mentre componeva questa canzone, Virga pensasse ai Beatles di “Yellow Submarine?) ed è provvisto anche di cornamuse che suonano sul ritmo scozzese.

Finite le danze, Virga ci congeda con la promessa:” E ci saranno altri giorni/Per raccontarci di noi/ Senza un altro se” : ed io voglio considerarlo come un buon auspicio e non come una minaccia, augurandomi – e augurandogli – che il suo prossimo disco sia migliore di questo. In alternativa potremmo consigliare al Nostro di abbandonare la carriera solistica e di tornare a cantare col suo vecchio gruppo hard metal ( è incredibile il modo in cui le persone possano cambiare!): i Jeil Break. Virga comunque è un ottimo bassista e continua a suonare con i Bad Boys ( che alla faccia della coerenza musicale, sono una cover band degli AC/DC) ed anche coi linea B. Tutto sommato, mi dispiace stroncare il suo album in questo modo, anche perché il ragazzo mi fa anche una certa tenerezza: apro il suo myspace e vedo che da una foto mi offre una margherita (cos’è …una citazione mogolliana, cocciantesca?), ma io purtroppo so che il tempo degli Audio Due è già trascorso e ce lo ricordiamo tutti che il Giovanni Donzelli e il Vincenzo Leomporro da Napoli nascevano su imitazione di un grande cantautore nazionale scomparso: ma noi, oggi, dopo aver ascoltato anche Giampaolo Virga….quanti altri cloni musicali dovremmo aspettarci?

TRACKLIST:

01. Intro (00.47) 02. Stella del Nord (03.23) 03. Il ritorno (03.41) 04. L’altra faccia della Luna (03.47) 05. Scontenta (03.04) 06. L’aurora (04.55) 07. Verso sera (04.06) 08. Rocker (03.18) 09. L’uomo dai cento volti (03.33) 10. I (01.45) 11. Brezza invernale di un tramonto indiano (01.25) 12. Donne del 2000 (03.11) 13. Transatlantico (04.35) 14. La promessa (01.07)

Pubblicato da musicheculture

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