Inert Project: rock, jazz, fusion, elettronica

heartburn musichecultureAscoltando la prima traccia di Heartburn (Police Radio), si potrebbero subito immaginare le scene avvincenti dei telefilm polizieschi. L’ascoltatore di White Coffin Blues, invece, troverebbe le blue notes immerse in un mare di wah wha  e di elettronica,  finché non arrivano quegli assoli di chitarra che strizzano l’occhio al rock. Ma chi ha orecchio per il funk e l’elettronica non può non accorgersi dell’impronta afroamericana che spicca in quest’album, strumentale e costruito attraverso un mix di noise , industrial, riff di sax e ritmi percussivi incalzanti. Il progetto degli Inert  si ispira alle colonne sonore  e, tra le atmosfere immaginarie  e tipiche dei film “noir”degli anni ‘70  –  create da ritagli di jazz –   e i suoni frammentari, il loop e il low fi, Heartburn diventa un disco che  ama i crossover. Energico e slanciato grazie alle percussioni acustiche, dissemina suoni elettronici per creare un piacevole contrasto con le melodie, suonate da tastiere e chitarre elettriche. L’album è in bilico tra presente e passato e mondi musicali differenti: in questo disco la creatività di un musicista (Alessio Lotterro, alle chitarre, basso  e arrangiamenti) convive con il lavoro al computer e l’inventiva di Raffaele Cileo.  Un accostamento ai Pink Floyd, ai tool o un approdo alle sonorità dei Sonic Youth (Bad Strings) , qualche richiamo al pop, al R&B e l’uso frequente di inserti vocali elettronici, posso bastare a dare l’idea del dinamismo e delle due anime del disco.

Heartburn è il frutto di un lavoro durato più di un anno. Il disco è prodotto dalla Tarok Records. Uscito il 30 settembre 2013, contiene 10 tracce, tutte  registrate, remixate e in parte arrangiate nelle sale del LaVilla 24/7 Recording Studio (Trani – Bari) dove, grazie ad un’idea del produttore, Beppe Massara, alcuni musicisti pugliesi (Costantino Massaro, Paolo Ormas, Francesco “Frums” Dettole) hanno affiancato gli Inert  suonando le sezioni ritmiche acustiche, al posto delle vecchie basi che inizialmente erano state concepite come elettroniche dal duo. La sezione dei fiati è stata affidata a  Marco Nicolini, sassofonista di Bogliasco.

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