Jason Molina, la sua musica e i suoi fantasmi

jason_molinaSi può morire d’infarto a soli 39 anni? Sì si può, soprattutto se hai una dipendenza dall’alcol che non ti lascia scampo. E’ quel che è successo a Jason Molina, in arte Ohia, cantautore statunitense (dell’Ohio), morto sabato scorso nella sua casa di Indianapolis. Trovare delle analogie tra la biografia di quest’artista e le sue ballate dolenti è facile ed immediato. Ohia, con le sue liriche amare e profonde, il suo falsetto e l’uso caratteristico dello yodel, con la sua chitarra acustica solitaria ed i suoi drammi personali, è stato uno degli epigoni di quel gruppo di artisti americani (come i Palace Brothers) che negli anni novanta furono i fautori di un certo rinascimento acustico. Ed era alle atmosfere country, ai suoi arrangiamenti scarni, alla sua voce lamentosa ed incerta che Molina affidava i suoi melodrammi moderni. L’EP One Pronunciation Of Glory, che segna il suo debutto discografico del 1997, è un vero concept della disperazione: le ossessioni funeree e i lamenti di un suicida accennano già il dipinto di un uomo che non riesce a fare i conti con la vita. Seguono altri album (Impala, nel 1998), che comprendono altri suoni ed esplorano altri generi musicali (il soul); non mancano nemmeno delle proficue collaborazioni con gli amici (Edith Frost, cantautrice texana infatuata della musica “old-time”; Aidan Moffat e David Gow degli Arab Strap, e ancora Ali Roberts degli Appendix Out, nell’album “The Lioness”, del 2000) ma la disperazione di Jason è sempre là e diventa il tema portante della sua produzione musicale. Affiancato da un ensemle roots-rock, abbraccia il suo sound più caratteristico e maturo con The Magnolia Electric Company (Secretly Canadian, 2003). Le lunghe e complesse ballate cercano di rifarsi al blue-collar rock e al southern boogie degli anni 70. Ma anche l’Italia era nel suo cuore tanto che nel settembre del 2000 Molina realizzò un album dal vivo “Mi sei apparso come un fantasma” (il titolo è in italiano), tratto da un suo concerto tenuto a Modena. “Let Me Go, Let Me Go” (album del 2006) e “Autumn Bird song” (2012) sono state le sue ultime pubblicazioni. 

Per onorare la sua carriera e contribuire al sostegno economico della famiglia e a pagare le spese del funerale, 13 artisti si sono già riuniti in sala di registrazione per incidere covers delle canzoni di Molina. Weary Blues Engine (è il titolo della compilation) uscirà su etichetta Graveface il 23 aprile 2013. Il cantautore Mark Kozelek ha già inciso “It’s Easier Now”. La copertina del disco riporta un disegno realizzato da Ohia

Pubblicato da musicheculture

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