Mentre guardavo le immagini, arrivavano 4 lupi che volevano sbranarmi. Per difendermi, sapendo di star sognando, cercavo di svegliarmi oppure di trasformarmi un ologramma anch’io. Ma la copertina di di “zoso” era diventata fradicia. La terra franava. Sotto i miei piedi si apriva una voragine. La caduta mi conduceva dritta all’inferno. Qui c’era Sting in concerto. Quando arrivavo in fondo, il bassista inglese cantava “Roxanne”. Il mio amico, l’ologramma che mi aveva spinta sulla giostra, era già lì. Era seduto ad un tavolo (l’inferno aveva l’aspetto di un pub!) su cui erano alcune barchette fatte con la carta di giornale. Pensavo che non sarebbe stato difficile salire su una di quelle barche perché, prima di me, vi i cantanti Toquino (Pensavo al video di “Acquarello”)
e Peter Gabriel (“Sledgehammer”) vi erano già saliti..
Quindi, per entrare nella barchetta, mi rimpicciolivo. Per riuscire a salpare, saltavo in un bicchiere di vino bianco, posto sul tavolo del mio amico ologramma. L’uomo, nuovamente di carne e ossa, era seduto. Io pensavo: “se adesso bevesse… potrei morire…”. Intanto spingevo la barca talmente forte da decollare. La mano dell’ologramma era diventata gigantesca in confronto alle mie dimensioni. Il mio amicogigante, però, mi afferrava, mi rimetteva nel mare e mi ordinava perentorio: “non restringerti!”
Il cane nero della strada saliva sul tavolo, leccava il vino che era schizzato sulla tovaglia e poi scorreggiava. L’animale mi si poneva davanti imponente e, riuscendo a parlare, mi diceva queste parole: “tu sei matta se pensi di potermi conoscere via sms!”. Per un po’ non riuscivo a vedere altro che il corpo smisurato del quadrupede. Ma poi mi accorgevo di essere in un’aula scolastica. Qui avrei dovuto frequentare la terza elementare ma cercavo di ribellarmi, gridando a tutti: “io ho già studiato, sono laureata!”. Alla mia ribellione seguiva una grassa risata di tutta la classe. Le risa facevano tremare la terra e io mi ritrovavo sepolta viva come alla fine di un terremoto.
Ero tornata giù all’inferno, dove Sting cantava ancora: “Shape of my heart”, adesso.
Pensavo che quella canzone fosse noiosa proprio come me. L’inferno, il pub, il palco sprofondavano ancora, lentamente, per effetto della musica lenta e noiosa. Il mio amico gigante mi raggiungeva ancora una volta e risolveva anche il mio problema con la noia schiacciando Sting come fosse una mosca. “Non devi mentire per me!” erano state le sue parole, pronunciate mentre, dopo aver soppresso il cantante, s’allontanava dal palco e tornava a sedersi al suo tavolo. Io, minuscola, mi infilavo sotto la sua sedia.
Mentre meditavo sul metodo per uscire dall’inferno, un gruppo di mosche tentava di entrare nel bicchiere di vino.
Allora il mio amico si alzava, accendeva la radio e per questo suo gesto gli insetti avevano cominciato a diradarsi pian piano. Io,quasi invisibile sul pavimento e sempre nella barchetta di carta, decidevo di scendere.A piedi raggiungevo le scale,perché desideravo tornare a casa. Ero minuscola, ma nonostante ciò, riuscivo a scalare i primi gradini. Arrivata in cima, vedevo le scale mobili del centro commerciale. L’ uomo della community era lì a fare da guardiano. Io mi avvicinavo e costui mi diceva: “vattene via!”. Io gli rispondevo con un tono accusatorio: “tu sei sordo e non mi conosci affatto!”. Lui replicava: “ma io so cantare!”. A questo punto mi schiacciava con un piede, ma riuscivo a sfuggirgli infilandomi nello spazio tra la suola e il tacco della sua scarpa.
Sapevo di essermela cavata e che avrei potuto uscire da quel centro commerciale. Ripensavo alle parole dell’ologramma amico rendendomi conto della necessità di ritornare alla mia grandezza naturale. Per riuscirci, dovevo soltanto scacciare le mosche e pronunciare ad alta voce il mio nome.
La radio dell’ologramma, non molto lontana dal mio orecchio destro (questa era la sensazione che avevo, nel sonno: come se avessi la radio posizionata sotto la mia testa o sotto il cuscino)trasmetteva musica meravigliosa: una maratona rock probabilmente (non tutti i brani che ascoltavo riuscivo a distinguere chiaramente o a ricordare):”l’inferno è un posto grandioso – pensavo -a giudicare dalla musica che fanno qui!
Quindi tornavo a grandezza naturale e, dopo qualche minuto, uscivo dal centro commerciale. Ad attendermi fuori c’era ancora il guardiano:l’uomo cattivo della community stava per entrare. Lui avrebbe dovuto esibirsi nel locale e sostituire Sting che era morto, schiacciato sul pavimento.
Io gli chiedevo un biglietto ma lui mi imprigionava dietro un vetro.
Tornavo indietro, a casa mia. Qui ritrovavo l’ologramma amico ma anche i suoi rimproveri: “smettila di farti corta come un SMS!” mi diceva.
Uno sciame di mosche tentava di aggredirmi di nuovo. Ma, per la paura, mi svegliavo davvero.
. Era già mattina.