Proponetemi una canzone

Datemi una canzone. Suggeritamene una che possa essere un antidoto contro la fretta e lo stress. Proponetemi un brano dei vostri ricordi. Oppure una musica attuale e recente che abbia il potere di rasserenarvi o di rallegrarvi e di alleggerirvi. Scrivetemi le vostre preferenze finché il blog ed io ci prendiamo una pausa. Per un paio di giorni dovrò dedicarmi alle cose importanti della mia vita off line (soprattutto perché ho qualche problema con la connessione internet). Ma, visto che dalla musica non mi separo mai…Voi scrivete, perché con una canzone ci si può anche rilassare o si possono ricaricare le batterie. Io comincio da una canzone semplice: annunciandovi che David Byrne, oltre ad essere da sempre in cima alla mia play-list, è appena uscito con un nuovo album realizzato con la collaborazione di St. Vincent: una coppia insolita, accomunata dall’eccentricità forse. “Love This Giant” è nello stile di Byrne e fatto  con gli ottoni di un’orchestra. A presto!

Pubblicato da musicheculture

Musicheculture, sito di informazione, storia, attualità e cultura musicale diretto Giuseppina Brandonisio,

31 Risposte a “Proponetemi una canzone”

  1. Sen’altro “Late for the sky” di Jackon Browne: è molto rilassante: fa venire sonno proprio…

    p.s. ho finito di leggere il tuo libroe anche “il pozzo e il pendolo”: forti!

  2. a proposito di “giganti”, io mi ricarico e rilasso insieme con “Chocolate Sundae” – Gerry Mulligan, Harrie Edison & Oscar Peterson Trio.
    Il brano è tratto dal disco Jazz Giants ’58. Vi suonano Stan Getz, Gerry Mulligan e Harry “Sweets” Edison, accompagnati da Louis Bellson e dal trio di Oscar Peterson.

  3. Ma che blog interessante! [entrata “ruffiana]

    Sucker in A 3 pieces – Van Halen [canzone che mi ricarica le batterie]

    …però poi non venirmi a dire che sono tamarro! [leggi la mia mail e capisci chi sono]

    …riposati, un bacio!

  4. Allora…bypasso per una volta Pino Daniele e Jefferson Airplane che fanno sempre colonna sonora dei nostri appuntamenti musicali e facciamo…BLACKBIRD;)

  5. Canzoni che segano i nervi e fanno rincitrullire Giusy:

    XDONO – TIZIANO FERRO
    LA CAMISA NEGRA – JUAN (qualcosa…)
    LAURA NON C’E’ (NEK)
    GIGI D’ALESSIO (dalla A alla Z)
    I’M YOURS (JAMES MRAZ)
    VIVA LA VIDA (COLDPLAY)
    POOH (REPERTORIO IN TOTO)

    Canzoni per scacciare l’ansia:
    DON’T WORRY BE HAPPY – BOB MCFERRIN
    EVERY BREATH YOU TAKE
    EHY JUDE – BEATLES

    Canzoni per scacciare i topi:
    GIGI D’ALESSIO (dalla A alla Z)

    Canzone per consolare Giusy (e per farmi bannare):

    FIX YOU – COLDPLAY

    😀

  6. Grazie a tutti per i suggerimenti, mi avete dato modo di riscoprire canzoni che avevo dimenticato. @blogger no: non ti banno. Quella canzone dei coldplay è molto dolce. Il testo è banale, la voce di Chris Martin è particolarmente irritante, la melodia è scontata ma il pensiero è dolce. Grande il pezzo degli Steely Dan. Bellissima AS; Stevie Wonder nel 1976 era davvero in forma . Ma di quel brano non mi sono mai piaciuti i controcanti: troppo ripetitivi, monotoni.
    E’ una questione di gusti però, tu che ne pensi?

  7. Something in the way she moves
    Hurricane
    Streets of love
    Hand in hand
    Cara Catastrofe (Luci della Centrale Elettrica)
    Comfortably numb
    due (Raf) 🙂

  8. Grazie per le dediche!
    @blogger3000: dato che sei tra i pochi rimasti nel blog (quando la blogmaster è assente), continua a “condurre la barca” fino al mio ritorno!
    Intanto, assegno a te e agli altri lettori un compitinO.
    trovatemi una canzone che possa esprimere l’imbarazzo (che si prova quando fai una figuracciA)e la paura, ma una canzone che ti permetta anche di espanderti e di “ricomporti” quando ti senti come un foglio di carta appallottolato e gettato via.
    A presto

  9. Mi cogli impreparato: non lo so!
    Ma mi hai fatto tornare in mente with a little help from my friends:i Beatles avevano l’abitudine di comprendere in ogni album almeno un brano cantato da Ringo Starr (il più goffo del gruppo); una volta, quell’imbranato di Paul McCartney si ferì all’indice e fu costretto a suonare il piano utilizzando 9dita; mentre era convalescente compose uno strumentale utilizzando soltanto il dito medio; quella fu la musica del brano che Ringo Starr interpretò per l’album Stg Pepper…

    …non si noiosa: sembri solo un po’ triste.
    Un abbraccio :o)

  10. Ehylà, ma grazie per la canzone e la sua storia!
    Davvero sembro triste?
    Io non voglio pensare a cosa accadrà quando uno dei miei contatti di facebook tornerà in Italia e troverà un mio scarabocchio che era destinato a qualcun altro.
    Sai che ho combinato?
    Ieri mi sono collegata a facebook. Sono entrata nel mnù messaggi e ho cliccato sul nome di uno dei miei amici, prima che la pagina si caricasse del tutto. E così, il msg che avevo scritto, anziché indirizzarlo ad un contatto ben preciso del mio elenco, per sbaglio, l’ho inviato al nome che, in ordine alfabetico, seguiva quello della mia amica, cioè la vera destinataria della mia risposta.
    “La maledizione del guardiano delle scale mobili” ha colpito ancora!
    Scappo via.
    Tu fa come se fossi a casa tua…
    Grazie per la canzone!

  11. no. nulla di particolare. Mesi fa ho fatto di peggio: per un errore di battitura, ho inviato documenti personali ad un indirizzo e-mail sbagliato.
    In questo caso, invece, ho solamente cliccato sul nome sbagliato.
    La mail è arrivata ad una persona che ho contattato molto di frequente, fino all’assillo forse, per questo adesso mi sento un po’ imbarazzata.
    …comunque, dopo aver letto la tua dedica (with a little help from my friends), ho pensato ad una cosa:
    io mi rammarico di non essere riuscita a comunicare con una persona nel modo in cui avrei voluto e mi sento in colpa per aver finto di interessarmi a qualcun altro, forzando le mie sensazioni: nel secondo caso, pur avendo intuito che quella comunicazione non mi avrebbe condotto a nulla, ho cercato d’insistere. Ho cercato d’insistere perché dall’altra parte mi avevano mostrato un tipo d’attenzione che avevo scambiato per voglia di comunicare e di ascoltare: una specie di “misericordia” o di solidarietà che però era solo fittizia oppure era semplicemente comunicata male da chi me la mostrava.
    Questa mattina ho letto la risposta del Papa a E. Scalfari su Repubblica e ho pensato: “se io scrivessi al Papa, perfino Francesco mi risponderebbe. E invece lui (il mio amico) no”. Conoscerlo e comunicare con lui mi ha fatta sentire sola. Avrei dovuto dar retta al mio istinto e non rispondere alla sua sollecitazione. La “Misericordia” (papa docet) può essere un concetto troppo elevato perfino per i cattolici osservanti. Amarezza, sconforto, delusione, possono derivare proprio dalla mancata reciprocità.
    L’altro mio amico invece (quello a cui ho rotto le scatole)l’ho sentito più presente e attento. Magari questa sì che è l’impressione sbagliata ma… che vuoi farci:l’ho stimato per la sua intelligenza abbastanza da credere che comunicare con lui valesse la pena.
    Ma continuo a sentirmi come una specie di “rejetta”: in questo caso ritengo di aver sbagliato a non esprimermi secondo coscienza. Però anche con l’altro mio amico non ho seguito il mio cuore.
    Mi è tornata in mente una terza comunicazione fallace: quella col “guardiano delle scale mobili” del mio sogno dell’altra notte: con lui ho addirittura simulato un’altra identità virtuale (la mia omonima) ma per sfuggire ad un gruppo di persone che mi molestavano sul web.
    Se rileggessi il racconto del mio sogno o ascoltassi il testo della canzone di Sting, Shape of My Hart, probabilmente penseresti anche tu che il mio problema siano le bugie: è il non agire secondo coscienza. In tutt’è tre i casi ero stata abbandonata a me stessa dai miei interlocutori: si erano mostrati insensibili, distratti, assenti, irresponsabili, indelicati, irrispettosi, superficiali nel modo di comportarsi, inaffidabili. Col primo (l’amico a cui tengo) ho insistito fino alla nausea per farmi valere e per tirar fuori il peggio di me, credendo che in tal modo avrei potuto almeno calmare la rabbia; in un altro caso (dei tre interlocutori, è quello che conosco appena), ho semplicemente preso la mia strada ma non sono stata del tutto sincera. Nel terzo caso, sono stata fin troppo sincera: ho mostrato tutte le mie fragilità a chi mi aveva illusa di comprendermi. E’ lui, è lui che mi sta facendo provare tanta amarezza. E pensare che non l’avevo cercato. Ma poi, dopo averlo trovato, ero stata felice di poterlo aiutare e la disponibilità che gli avevo mostrato mi aveva fatto sentire perfino utile.
    IN questi giorni, mi sembra di rimuginare sul senso di vuoto, di solitudine e sull’assenza di questo mio amico che mi ha lasciato sola. Io non desidero più parlare con lui. Ma – contrariamente a ciò che mi aveva indotta a credere – non mi ha più detto o scritto una sola parola: mi ha completamente ignorata proprio quando avevo più bisogno del suo conforto.
    Alla faccia della “Misericordia!” (sta tranquillo: né il Papa né gli altri tre ex interlocutori leggono musicheculture).
    Ad ogni modo, nonostante “alla fine…l’amore che avrai dato sarà quello che avrai ricevuto” (perché, se mi citi i Beatles, io giungo a tali considerazioni 🙂 ), ho capito che devo risanare il mio sentimento di disponibilità verso il prossimo: col “guardiano delle scale mobili”, essendo costui un estraneo, non ho perso il mio tempo; con l’amico inaspettato invece mi sono confidata e ciò mi fa pensare che io volessi qualcosa in cambio da lui per quel mio interessamento.
    Per quel che riguarda invece l’amico che ho assillato (quello a cui è arrivato il msg inviato per errore) mi sento in colpa per aver utilizzato male le parole e per aver nascosto sotto la rabbia (con la R) quel malesse che la nostra comunicazione mancata mi causava.
    Con quest’ultimo, alla fine, ho rimediato: non ho aggiustato niente ma ho “confessato” le mie vere intenzioni. A differenza degli altri due, della sua vicinanza (dei suoi consigli, della sua esperienza, della sua intelligenza) io avevo (ho) bisogno, ma lui non c’era. Io credo ancora che con un piccolo aiuto (un gesto, una parola, un consiglio) oggi vedrei il mio orizzonte un po’ più chiaro. Ma tutto questo…senza volermi approfittare di lui: ci tenevo semplicemente perché gli sono affezionata e perché lo stimavo. Ma quando è arrivato quell’altro – quello che “persino il Papa risponderebbe alle mie lettere ma lui no, alla faccia della misericordia!” – io attraversavo uno dei momenti peggiori della mia esistenza. E così la sua indifferenza, i suoi rimproveri, le sue parole sbagliate, hanno aperto una voragine nella mia emotività, riempiendomi d’amarezza, di un sentimento di umiliazione, perché mi sono sentita ignorata, esclusa, abbandonata.
    Ma poi ho ripensato a tutte le parole che avevo scritto al mio amico (quello che assillo) a come potrei averlo ferito. Ho avuto giusto il tempo di credere di non avergli fatto molto male, perché lui è felice. L’avevo conosciuto in uno dei momenti più felici della sua vita e ancora oggi mi sembra che stia molto bene. Perciò la mia ingiustizia verbale non deve aver scavato troppo nel suo profondo. Con l’amico mai cercato, invece, ho finto che la nostra comunicazione interpersonale andasse bene. NOn ho voluto fidarmi del mio istinto (di difesa) e adesso la sua indifferenza mi ferisce.
    L’ho percepito come “finto” quando sembrava che volesse “scaricarmi”, quando – cessate le sue richieste che avevo prontamente accontentato – mi ha riservato solo frasi di circostanza, finché non è arrivato il silenzio. E’ triste.
    Mentre ti rispondo, sento la voce di F. Giorgino che legge le notizie del TG1 e ripenso alla scuola (non chiedermi come né il perché); forse per colpa dei Beatles, mi torna in mente il giorno in cui pubblicai il mio primo articolo di musica su un giornale. In quel periodo, studiavo giornalismo musicale. Uno dei miei “Montanelli”, oggi come allora, scrive per l’ANSA.Il mio articolo era un esercizio, ovviamente sbagliato. Ma un giornale locale l’aveva pubblicato lo stesso, ignorando che quel testo nascesse da una simulazione avvenuta in classe (parlava del festival di sanremo ’96).
    Ma questa è un’altra storia che forse ti racconterò un’altra volta.
    Gli psicologi dicono che ricordare i successi passati dà più energia per affrontare le nuove sfide (vabbe’: lo dicono gli psicologi dello sport).
    Io comunque sono una scrittrice ammorbante adesso.NOn ho entusiasmo, perché non ho alcuna possibilità concreta di realizzare i miei progetti. I sogni di oggi assomigliano un po’ ai vecchi desideri. Quell’articolo che per “Montanelli” era imperfetto e per la testata barese pubblicabile è per me una specie di metafora della decadenza della mia professione.
    L’articolo uscì su un giornale che si occupava soprattutto di diritti e di pari opportunità ma aveva una bellissima pagina di cultura e spettacoli.
    Alcuni anni prima scrivevo per il giornale della scuola (superiore): al teatro Kismet di Bari c’era stato un convegno sulla violenza contro le donne e le pari opportunitò (credo che fosse il 1988). Un giovanissimo giornalista, un “carrista” (non chiedermi che significa…), uno con la faccia tutta piena di brufoli, lavorava per RTG puglia. Lo vidi impacciato e trovai le sue domande molto noiose. Io volevo occuparmi di musica. Ma oggi, praticamente, quasi non lavoro più.
    Checché se ne dica: scrivo solo per i soldi!
    Scriverei di musica perché senza la musica non potrei vivere ma… senza soldi non posso mangiare e allora…
    ALL YOU NEED IS LOVE, LOVE, LOVE IS ALL YOU NEED…
    Fammi gli auguri!

  12. Ciao musicheculture (marilena).
    C’è una cosa che mi colpisce del tuo racconto: quella metafora sulla decadenza.
    Ma i telegiornali italiani sono ridicoli. Tu probabilmente sei solo una giornalista specializzata.
    …ho identificato “il guardiano delle scale mobili” ma non scriverò niente che possa suggerire chi sia 😉
    Spero in ogni caso che ti sia liberaTa definitivamente dei membri di quella vecchia community (il sito è stato chiuso molti anni fa),perché i rapporti interpersonali “obbligati” non ci fanno bene 🙂
    Posso lasciarti una canzone?
    “Il mondo”: è morto Jimmi Fontana e voglio dedicare questa canzone ai miei genitori che la amano tanto.

  13. Giusy: lascia perdere tutti. L’amico è colui che non ti fa “pesare” nulla. E’ la persona disponibile e che può darti una mano.
    La decadenza (dell’informazione, dell’Italia tutta, ecc) è nel carrierismo, nell’opportunismo e nell’iniquità democratica. Siamo un paese con la mentalità borbonico-monarchica-baronale-clientelare, ma ci siamo travestiti da democrazia.
    Pensa che per ogni delinquente che non voglia mollare la poltrona da senatore, per ogni raccomandato che occupa un posto che non merita e si occupa di cose di cui non è capace, c’è almeno una parte dello Stato che non funziona e un poveraccio che patisce.
    Quel poveraccio non si considera un danneggiato ma uno stupido:uno poco scaltro che non è riuscito a fare le scarpea qualcun altro e a conquistare una posizione privilegiata.
    I diritti, in Italia, sono un “privilegio”.
    Cammina a testa alta perché lo sappiamo tutti che dietro ai “carrieristi” c’è la politica (non vorrei approfondire ma… dietro la carriera di quel ragazzo brufoloso c’era la DC non è vero?)
    Sono consapevole del fatto che qui da noi, in Italia, soprattutto in un settore professionale come il tuo, ci si impieghi unicamente attraverso certe forme e possedendo esclusivamente determinati requisiti (parentele, connivenze politiche, disonestà, spregiudicatezza, una predisposizione alla “prostituzione”, intesa sotto varie forme, ecc), tuttavia, qualcuno dovrà pur esistere e arrivare per cambiare la traiettoria.
    Non sarai tu, non sarà un messia, non sarà un miracolo e non sarà il rifiuto o l’opposizione delle coscienze oneste.
    Probabilmente gli onesti patiranno sempre in questo marciume. Ma se ti strappassi i capelli perché guardi soltanto a ciò che non hai (un “padrino” che ti “piazza” e ti fa vivere tranquilla), sarai l’artefice della tua rovina.
    Non devi neppure rimproverarti d’aver fatto le scelte sbagliate, perché gli altri ci mettono impegno per pestarti i piedi e mandarti fuori strada!
    Tu non sei noiosa!
    Sai scrivere: scrivi!
    Ciò non ti porta denaro? Ok (anzi: male!) ma ciò non vuol dire che debba ritirarti nel silenzio. Io non conosco la tua biografia ma al posto tuo mi presenterei al meglio: non per mettermi in vetrina ma per ricordarmi chi sono e per contare i miei successi. Il vero fallimento arriva quando ci allontaniamo da ciò che vogliamo e che sentiamo di essere.
    http://www.youtube.com/watch?v=Q7RPCFfudmU
    Per quel che riguarda certi “asociali” del web: se sai fare a meno di loro, loro riescono a smettere di essere un problema.

  14. E’ una canzone meravigliosa. IL messaggio che lancia è meraviglioso: grazie.
    Grazie soprattutto per le parole che mi hai lasciato.
    Oggi non posso perdermi in chiacchiere sul blog. Non è nel mio genere perdermi in chiacchiere ma… in questo momento… se non fossi una libra professionista, sarei in “malattia” (non sto pensando di ritirarmi).
    Col mio racconto non intendevo protestare o indire una campagna denigratoria contro qualcosa o qualcuno: era il racconto di una metafora. Una metafora esistenziale, una situazione che vede me nel ruolo di chi studia e si impegna correttamente in ciò che fa, nel rispetto degli altri; di una persona che accede allo studio e al lavoro per selezione e di chi invece ci arriva per “segnalazione”. Una situazione che ho vissuto più volte nell’arco della mia vita professionale perché, si sa: l’Italia è fatta soprattutto così. Il brufoloso era solo un brufoloso. E io non conosco i politici che l’hanno aiutato a far carriera (“carrista” non vuol dire “carrierista” ma è un termine che deriva dal cognome di un politico).
    Però devo darti atto che il tuo dipinto sociale, ancora una volta, è esatto sotto molti aspetti. Alla prossima..

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