quel diavolo di Robert Johnson

Di direttamente africano nel blues c’è ben poco ma la sensibilità nera adattata al mondo europeo (con la pentatonica), si esprime attraverso le micro-variazioni degli accordi (dei rocks) e dei quarti di tono. Robert Johnson è il prototipo del conflitto presente nel blues arcaico, dovuto al passaggio dalla campagna alla città, dove egli emigra, da solo, con la sua chitarra usata come sostitutivo della comunità in cui era vissuto precedentemente. Infatti, Johnson abbabdona l’esperienza folk delle comunità e diventa un artista individuale che suona per le strade, accompagnato solamente dal suo strumento e dai suoi “diavoli tristi” (the blue devils), gli stati d’animo che caratterizzano il blues, soprattutto nella fase di passaggio dalla campagna alle città. Il cadavere di Robert Johnson viene ritrovato in una squallida stanza di un albergo di infima categoria, a Greenwood, nel Mississippi; le cause della sua morte restano ignote. Di lui restano 29 brani, registrati in maniera del tutto fortuita: egli si ritrovò a cantare solo perché fu pagato per farlo. Fino agli anni ’30, infatti, la musica americana si sviluppa ed elabora per strada. Solo in seguito passerà alla radio e ai dischi. Il passaggio dalla strada al mercato commerciale segna proprio l’evoluzione del blues che, da popolare, diventa urbano. Johnson è l’icona di questo passaggio perché egli non scrive canzoni col proposito d’inciderle. Il suo blues interloquisce coi diavoli (celebre è l’immagine ormai mitica di un Robert Johnson che cantava rivolgendo la faccia al muro), crea dei compromessi con loro, cerca di esorcizzarli. I riferimenti ai rituali magici e satanici, i collegamenti con i riti animistici e con un universo retto dal mistero e dal fato (tipici nelle popolazioni africane dei Wolofi e Yoruba), fanno parte dell’estetica del blues primordiale perché furono traslati nel linguaggio della nuova musica e accompagnarono l’immaginazione dei neri deportati. Il rapporto col diavolo, infatti, è un tratto tipico dell’estica del blues – anche il rock l’ha riconosciuto. Una costante, quella della possessione demoniaca da indurre a credere che per divenire un vero musicista di blues bisogna aver avuto un qualche rendez -vous con uno spirito blue. E Robert Johnson, nell’inquietante Crossroads Blues, racconta del suo incontro con Papa Leg, estensione naturale di quel “Legba”, demone che presiede ai crocicchi, tanto venerato nei riti voodoo di Trinidad e Haiti. Robert Johnson è morto a 27 anni, alla stessa età di due grandi miti del rock, la cui familiarità col blues del diavolo è arcinota: Jimi Hendrix e Jim Morrison.

Pubblicato da musicheculture

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