Meno male che c’è Sanremo: la forza della musica e della voglia di ricominciare!

Mai avrei creduto che un giorno l’avrei detto, eppure questo festival, vissuto tutto al chiuso, col teatro vuoto ma riempito soltanto dall’arte, dall’allegria dell’intrattenimento giocoso, dai messaggi importanti che danno un nuovo slancio alla cultura della socialità, è stato profondamente essenziale, profondamente specchio del sentimento di un Paese fiaccato dalla pandemia da covid19, profondamente partecipato, tra twitt, radio, commenti e televisione. Il festival 2021 sul palco porta una musica di buona qualità, una vittoria dei Maneskin, non annunciata ma molto gradita, qualche nota di noia (il monologo posticcio ed arrabattato di Barbara Palombelli sulla ribellione), tantissime note di sane ed appassionate risate con Fiorello, Amadeus ed un insospettabile, divertente Ibrahimovic, prestato dal calcio alla co-conduzione della manifestazione.

Gli ospiti provenienti dal mondo della musica e dello spettacolo, del giornalismo e dello sport, delle grandi battaglie sociali, sono sembrati i portavoce dell’umanità, di quella speranza e di quella voglia di ripartire che non è stata retorica ma emozione reale e coinvolgente, senza alcuna messa in scena. La realtà comunque irrompe sul palco dell’Ariston: Irama, rimasto in isolamento cautelare nella sua camera d’albergo a causa della positività di due suoi collaboratori, sarà ricordato come il primo (e speriamo unico) partecipante al Festival di Sanremo in modalità smartworking; l’orchestra  è servita per il trionfo della musica, per colmare il vuoto  del teatro e il bisogno degli artisti di non sentirsi soli. Del resto, molti l’han dichiarato: Ornella Vanoni e Giovanna Botteri hanno immaginato quelle persone sedute dietro le telecamere, non sulle poltrone rosse del teatro, ma sul divano di casa. La platea domestica ha bisogno di divertirsi, di rigenerare speranze per il futuro, forza e resilienza. Per questo mi è piaciuto il monologo motivazionale di Ibra: il fallimento è parte della vittoria – ha detto-,  a far grande un’impresa è il gioco di squadra. La musica mi ha emozionato, le cover mi sono piaciute, Lucio Dalla, il 4 marzo 2021, è stato l’ospite virtuale più attuale che ha portato sul palco la cronaca dei nostri tempi:” Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’ e, siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò. Da quando sei partito c’è una grossa novità, l’anno vecchio è finito, ma qualcosa ancora qui non va: si esce poco la sera, compreso quando è festa e c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra…”. Ecco perché, secondo la mia personale sensibilità, la cover più bella e sentita è stata quella, non cantata ma, parlata come una vera corrispondenza che la giornalista Giovanna Botteri ha fatto sua per celebrare le parole del grande Lucio nel giorno del suo compleanno. Allo stesso modo, è stato il genio dell’immenso cantautore bolognese scomparso nel 2012 a lasciarci “l’anno che verrà”  come fosse cronaca indelebile dei nostri giorni, segno di una speranza per un nuovo anno che festeggeremo, davvero, quando “ci sarà da mangiare e luce tutto il giorno” e torneremo per le strade e potremo riabbracciarci e baciarci, stringerci le mani senza temere il contagio. La musica mi ha consolato, emozionato; le gag dei presentatori  che coinvolgevano gli ospiti (Fiorello con Mahmood o Umberto Tozzi, ad esempio) quelle che ricorderò col sorriso; alcuni  colleghi che non vedo da tempo mi hanno ricordato chi sono e il mio grande amore per la radio ed il commento in diretta delle canzoni o delle manifestazioni musicali… Eh sì che è stato un anno con la vita chiusa col lucchetto! Un anno di lotta e di perdite personali, un anno di privazione  e di sogni accantonati, un anno con la forza di reagire seduta accanto, una molla che ancora  mi slancia in avanti. E quella “Forza della Vita”, cantata da Paolo Vallesi, intervenuto quasi alla conclusione della serata di sabato, insieme ad altri due cantanti-monumento del festival (Riccardo Fogli e Michele Zarrillo), ha acquistato un nuovo senso: “Anche in fondo agli ospedali, nella nuova malattia, c’è una forza che ti guarda e che riconoscerai, è la forza più testarda che c’è in noi, che sogna e non ti abbandona mai!”. Questo il messaggio essenziale che resta e che dedico alle persone che lottano. Le canzoni del 71° Festival di Sanremo abiteranno le radio, la TV, internet e i social network come è consuetudine ma, rispetto alle edizioni passate, saranno ricordate perché nate durante il lockdown, ascoltate durante il tempo delle restrizioni, trasformate nel manifesto della voglia di ripartire, nonostante tutto. Viva Sanremo (checché se ne dica)!

Pubblicato da musicheculture

Musicheculture, sito di informazione, storia, attualità e cultura musicale diretto Giuseppina Brandonisio,

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