The Who: cinquant’anni di musica e con loro anche il Boss

daltrey townshen springsteen musicheculturePete Townshend, Roger Daltrey e Bruce Springsteen suonano insieme sul palco del Best Buy Theater di New York, il 29 maggio, in quello che sarà l’ultimo tour della carriera degli Who. Ma quando si dice che il vero rock non muore mai… Loro sono semplicemente stupendi!

La performance si è svolta in occasione di un evento benefico in favore di Musicares, fondazione istituita dalla National Academy of Recording Arts and Sciences per sostenere i musicisti in difficoltà economiche. La componente auto-celebrativa (Springsteen ha premiato Townshend con lo Stevie Ray Vaughan Award, riconoscimento riservato a personalità di spicco della scena musicale mondiale impegnate nel sostegno del MusiCares MAP Fund) non ha svilito lo spettacolo e nemmeno spento l’energia di questi inarrivabili rockers di 65 (Springsteen), 70 (Townshend) e 71 (Daltrey) anni. Bruce Springsteeen si è dichiarato come un grande fan degli Who raccontando dell’esperienza del suo primo concerto della band inglese – al quale assistette nel 1967 ad Asbury Park, New Jersey, terra del Boss – che lo lasciò letteralmente entusiasta. In quel momento,  tre anni erano ormai passati da quel giugno del 1964 quando, durante un concerto nella palestra della scuola d’arte che  frequentava, Pete Towshend con un salto urtò accidentalmente la chitarra contro un soffitto troppo basso,  ruppe il suo strumento ma ne fece il gesto più grande, rituale e catartico di tutti i concerti a venire per moltissimo tempo,  quel gesto simbolico che lo ha già immortalato quale leggenda vivente.

Un gesto e un’atmosfera che anche Springsteeen ha voluto commentare e senza dei quali lui stesso non avrebbe imbracciato una chitarra:«ero un giovane dalla faccia brufolosa che stava cercando di racimolare abbastanza soldi per andare al suo primo vero concerto. Pete e gli Who erano dei giovani brufolosi con un contratto discografico, un tour e una rude e aggressiva magia. Erano in giro come spalla degli Herman’s Hermits, e in questo non c’era giustizia. Così mi sono accomodato nella mia sedia della Convention Hall aspettando che il casino cominciasse. Il primo gruppo erano tali Blues Magoos da New York: avevano questi abiti illuminati elettricamente, che si accesero contemporaneamente allo spegnimento delle luci in sala. Per l’epoca, era una sorta di effetto speciale di alto livello. Poi sono arrivati gli Who e hanno suonato per poco più di mezz’ora. Pete, in una nuvola di fumo, ha sfasciato la sua chitarra sbattendola contro il pavimento e gli amplificatori. La platea era piena di ragazzine che non aspettavano altro che ‘Mrs. Brown, you’ve got a lovely daughter’ degli Herman’s Hermits. Tutto quello che da allora so è che quella musica e la distruzione di quegli strumenti bellissimi mi avevano riempito di gioia, e da allora non mi sono più guardato indietro». I brani eseguiti dal trio d’eccezione, accompagnato dal gruppo di supporto dei due Who (John Corey al piano, Loren Gold alle tastiere, Pino Palladino al basso, Frank Simes alle tastiere, Zak Starkey alle percussioni, il fratello di Pete, Simon Townshend, all’altra chitarra) in tour per festeggiare il cinquantesimo della carriera, sono stati My Generation e Won’t get foled again.

 

A rendere omaggio a Pete Townshend sul palco con lui e con Daltrey ci sono stati anche Billie Idol, Willie Nile e Joan Jett, quest’ultima è la cantante che apre i concerti del 50th Anniversary Tour.

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