Via l’anonimato da ask.fm: non è musica per le nostre orecchie!

no askC’è un immondezzaio virtuale, si chiama ask.fm, dove sarebbe meglio non entrare. Alcuni dei suoi frequentatori si dicono amanti della musica, tuttavia, visitandolo, di musica non ne ho trovata affatto. Vi ho trovato invece una realtà agghiacciante: la solitudine, il masochismo, la noia, la mancanza di punti di riferimento, il nichilismo, la rassegnazione. In una parola: il nulla. Ask.fm è un servizio di rete sociale creato da Klaves Sinka nel 2010, basato su un meccanismo di domande e risposte. Ci sono alcuni iscritti ai quali i comuni visitatori possono postare delle domande sulle bacheche e restare del tutto anonimi. Il social network è frequentato da adolescenti (hanno dai 13 ai 18 anni) di tutto il mondo e l’Italia è il paese che gode del maggior numero di iscritti.Il pregio di ask.fm, in teoria, avrebbe dovuto essere quello di lasciare ai giovani la piena libertà d’espressione in un sito dove confrontarsi, ponendosi delle domande – anche molto intime – e confessare curiosità spesso indicibili nel mondo degli adulti. Ma il primato di ask.fm non è affatto questo, tutt’altro: in poco più di tre anni di vita questo social network è riuscito a trionfare su tutti gli altri in fatto di povertà contenutistica ma, soprattutto, si è strutturato in modo da concedere il suo spazio a quel tipo di violenza verbale – anonima e gratuita – che spinge i giovani al suicidio. L’ultimo caso è quello di una ragazzina di Padova. Lei era una delle tante adolescenti in vetrina su ask.fm. Nel regno della libertà assoluta e della mancanza di controllo da parte dei gestori del sito,la ragazza aveva manifestato tendenze autolesionistiche mentre i suoi interlocutori, protetti dall’anonimato, la sfidavano a mettere in pratica i suoi propositi, istigandola al suicidio attraverso insulti e una serie di umiliazioni verbali che, su akf.fm, sono ormai diventate comuni, proprio perché ask.fm, nella sua policy, non solo si riserva il diritto di modificare i contenuti a proprio piacimento e di cederli ad altri ma, non si assume l’obbligo di monitorare le cosiddette “dispute tra gli utenti”, trasformando ciò che sarebbe un dovere in una sua libera iniziativa. Quando poi succede cio che forse si sarebbe potuto evitare, come in Italia – dove un’adolescente è morta dopo aver scambiato messaggi su ask.fm – la società comincia ad interrogarsi; i letterati si domandano se le parole possano effettivamente uccidere; genitori, educatori e scienziati sociali si chiedono se loro facciano abbastanza per fornire ai giovani quei punti di riferimento che li aiutino a salvarsi dal nichilismo e dall’autodistruzione. Intanto, le soluzioni arrivano e sono, purtroppo, sempre intempestive. Dopo il Regno Unito (paese dove si verificò il primo caso di suicidio di un’utente di ask.fm), anche in Italia, si parla della chiusura del social network. E dai media – dalle pagine di Repubblica in particolare – parte la proposta di rendere impopolare l’anonimato su ask.fm, allo scopo di proteggere i giovani dagli attacchi degli sconosciuti, visto che gli utenti di quell’immondezzaio, secondo il regolamento, hanno la piena responsabilità su tutto ciò che esprimono e devono assumersi anche il rischio di sottoporsi a eventuali contenuti osceni e offensivi. Ma io, a costo di sembrare una bacchettona agli occhi di chi non sa cosa accade su ask.fm, vorrei dire che quella pattumiera verbale “non è musica per le orecchie” di chi cerca lo svago e la spensieratezza in un social network. Di alternative, infatti, ne abbiamo tantissime e, su facebook, è nata una pagina dedicata al peggio di ask.fm… e spero che ciò possa servire a recuperare un po’ di spirito critico e la gioia di fare community!

Pubblicato da musicheculture

Musicheculture, sito di informazione, storia, attualità e cultura musicale diretto Giuseppina Brandonisio,

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