Hanno 31 anni e li dimostrano tutti ma i R.E.M. si sciolgono e questa è la vera fine del gruppo

Ho sempre ammirato i R.E.M. per la loro marcata connotazione di stile: quel sound inconfondibile e così immediato nel comunicare: “noi siamo gli R.E.M e questa musica è il nostro marchio di fabbrica”. Ho sempre detestato i R.E.M. perché, col loro essere sempre così distinguibili dagli altri e sempre così uguali a sé stessi, hanno finito col cristallizzare spesso la loro musica, serializzano un mood e riproponendolo costantemente, irrinunciabilmente uguale, come se fosse il brand della Coca Cola. Un prodotto vincente questi R.E.M, che ci abbandona mentre è al top del successo. Va ricordato che, tra tutte le band nate negli anni 80, il gruppo di Mike Stipe, oltre ad essere stato probabilmente il più longevo di tutti, è anche quello avrà maggiori difficoltà nel riciclarsi adattandosi ai tempi. La storia della musica pop-rock è piena di band che si sciolgono, di membri che si lanciano nella carriera solista, di lineup che cambiano perché si sperimentano nuove strade, perché si includono elementi nuovi o si salutano i vecchi (è successo anche agli R.E.M., con Bill Berry, ma per ragioni di salute, non artistiche). Esistono comunque le reunion: espressioni di nuova (o vecchia) creatività artistica, incanalate lungo il binario del marketing e della nostalgia dei fans. Ma la storia dei R.E.M, credo proprio che sarà differente: non li vedremo riallinearsi al revival spicciolo delle molte boy-band loro coetanee. Semmai torneranno, saranno sempre loro, i R.E.M.: intramontabili e a prova di ogni tentativo di “clonazione”. Loro sono i fondatori del college rock, arrivati nel posto giusto e al momento giusto per  riempire la scena, per aprire la strada all’indie underground che  imitava il loro paisly sound: in fondo,  per la serie: “noi non abbiamo inventato niente ma abbiamo creato una forma d’arte”,  suonando così, i R.E.M. hanno saputo riciclare la forma della ballata, hanno il merito di aver coniato un folk esistenzialista e intellettuale e, se non fossero esistiti, il rock ne avrebbe inconsciamente rimpianto la mancanza e poco sarebbe cambiato per la musica.

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