Andrea Laszlo De Simone è ancora “Vivo” (ma non troppo)

Avevamo avuto l’onore di presentarvelo alcuni anno fa, quando esordiva nel panorama musicale italiano quale cantautore fantasioso ed indipendente. Oggi, Andrea Laszlo De Simone, è cresciuto. Ha un look ed una verve che ricordano vagamente echi zappiani ma c’è già chi da tempo nel panorama musicale nostrano lo considera  un piccolo genio. Infatti, il torinese, abituato a fondere psichedelia e Lucio Battisti, i Radiohead e Domenico Modugno, nella sua immaginazione, dopo aver  attirato l’attenzione della critica musicale meno distratta con l’album di debutto “Ecce Homo“, in attesa del prossimo album, sforna il singolo “Vivo“. Il piccolo genio lo  ha registrato con attrezzature minimali nella sua cameretta alla fine del 2020 e, per non fermare la musica col lockdown, ha partecipato ad un progetto – il primo nel suo genere per la discografia italiana – che  con l’ausilio di un software gli ha permesso di collegarsi con diversi posti del mondo, da Times Square al Circolo Polare Artico, diffondendo immagini  in random di tutto il pianeta da una webcam e che avevano come corredo il suo brano. Il pezzo è geniale nella sua demenzialità: distopico ma divertente, originale nel suo ricalcare le musiche degli Anni  Sessanta – che comunque sono trite e ritrite –  quegli arpeggi terzinati e quel giro di do che si sono ormai consumati sulle chitarre e sotto i tasti della tipicissima melodia italiana, un concentrato di romanticismo e nostalgia ha fatto storia ma che, nelle corde di Andrea Laszlo De Simone, si trasforma nell’accompagnamento ideale per un brano dal testo ironico, curioso e simil-esistenzialista, che gli permette di giocare molto e con ironia.

Pubblicato da musicheculture

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