I Nirvana copiano Dante, la figlia del prof. se ne accorge

Jocelyn Susan Bundy, erede dell’artista e professore britannico Charles Willfrid Scott-Giles porta sulla cattedra del giudice una illustrazione dell’Inferno di Dante che i Nirvana avevano usato come logo nel merchandising dell’album In Utero. Secondo la Bundy, era stato suo padre a disegnare quella ed altre nove illustrazioni per la traduzione della Divina Commedia di Dorothy L. Sayers, pubblicata per la prima volta nel Regno Unito nel 1949. Seconda la denuncia, lo scorso gennaio, Jocelyn si sarebbe accorta che l’immagine –  descritta come “Praticamente identica” all’illustrazione di Scott-Giles – si trova su dischi in vinile, vestiti, portachiavi, tazze, toppe, bottoni e altri prodotti venduti negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Gli eredi di  Kobain e soci si difendono rispondendo che il disegno fosse nato dalla fantasia di Kurt nel 1989 e che ad ispirarglielo fosse stato lo stesso Dante Alighieri, dopo la lettura dell’Inferno da parte del cantante. Questo disegno è finito all’interno dell’album che i Nirvana pubblicarono nel 1993, per  l’impronta di una specie di viaggio infernale e  di una contrapposizione al consumismo che Kobain volle dare, a quel disco che reca in copertina (realizzata da Robert Fisher su indicazione di Kurt) la controparte femminile del singolo Sliver. Del resto, spiega la Nirvana LCC (società che gestisce gli interessi della band), il disegno del professore sarebbe divenuto di dominio pubblico da un bel po’, anche nella remota possibilità che Kurt avesse potuto vederlo su quel libro del ’49. D’altra parte, in questo mare di copioni, chi vuoi che non abbocchi all’amo oggi? Secondo alcuni tedeschi, Dante avrebbe copiato il Corano. Secondo la figlia del professore, Kobain avrebbe copiato l’illustrazione dantesca del padre. Ma se i nostri banchi di scuola potessero parlare … direbbero che anche i professori  scopiazzano Dante, da generazioni e generazioni. Chi è allora il vero detentore dei diritti di copyright? Ai posteri… del grunge l’ardua sentenza…

Pubblicato da musicheculture

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