Marco Masini, 32 anni d’amore per le canzoni


Il cielo forse piove sulle cose finte, come il playback, e sulle brutte, come le urla, le resse da concerto e la musica pessima, per lavarle via. Ma s’arrende davanti alla musica dal vivo, di qualità, e all’amicizia. È stato un concerto emozionante e intenso quello che Marco Masini ha tenuto nell’Anfiteatro Romano di Ostia Antica il 3 settembre scorso, reso bello dalla gioia di suonare, cantare, vivere, ascoltare e condividere 32 anni di canzoni e d’amore per la musica che  – come dicevo – nemmeno una pioggia torrenziale e impetuosa è riuscita a fermare. Un concerto realizzato così: con il lavoro scrupoloso di elettricisti, montatori, fonici del service che hanno protetto gli strumenti e tutte le apparecchiature elettriche, asciugandole con cura per prevenire incidenti; il pubblico, i masiniani del fanclub, in particolare, che hanno aiutato gli organizzatori a sistemare le sedie e a numerarle per gli spettatori; l’indiscutibile bravura di Masini e dei suoi musicisti sul palco, canzoni belle e amatissime dal pubblico che hanno saputo riportare la musica suonata dal vivo a livelli qualitativi davvero molto alti. Marco Masini ha quattro talenti: quello del cantante, consapevole della sua tecnica, sempre impeccabile nell’intonazione, nelle diverse sfumature o modulazioni e una voce emozionante, sincera e coinvolgente; quello dell’autore di testi e del compositore di musiche, dal quale nascono canzoni italiane che si fanno amare e ricordare per l’orecchiabilità e la cantabilità: canzoni rimaste nell’immaginario collettivo per le storie vere e sempre attuali che sanno raccontare, attraverso un linguaggio schietto e forte, dolce e romantico, che consentono all’ascoltatore d’identificarsi con le storie cantate e, al cantautore, quell’approccio genuino alla musica che, come sappiamo, lo contraddistingue facendone una sorta di anti-divo; la bravura e la creatività del pianista e dell’arrangiatore, capace di emozionare cantando o semplicemente accompagnandosi col suo strumento oppure, ancora, rinnovando completamente le sue canzoni, rivestendole di suoni nuovi e begli arrangiamenti, realizzati in sinergia con un gruppo di valenti musicisti molto noti tra cultori e ascoltatori di musica italiana, fedeli e insostituibili compagni di viaggio, secondo lo stesso Marco, anche per questo tour, dal titolo: T’innamorerai di Noi – Marco Masini, oltre trent’anni insieme. A salire sul palco per il concerto di Ostia Antica lo scorso 3 settembre insieme a lui, infatti, sono stati: Massimiliano Agati (batteria, percussioni e chitarra acustica), Cesare Chiodo (basso, chitarra acustica e direzione musicale), Alessandro Magnalasche (chitarra elettrica, acustica e cori), Lapo Consortini (chitarra acustica e ideazioni sonore), Stefano Cerisoli (chitarra elettrica ed acustica), Antonio Iammarino (tastiere e pianoforte). L’inizio è stato accompagnato anche da lampi e acqua dal cielo, con Generation, rivisitata in chiave elettronica, e l’intima Spostato di un secondo. Poi una pausa lunga un’ora attendendo che la pioggia smettesse di cadere su un pubblico, visibilmente in difficoltà, ma deciso a restare: pochissimi gli spettatori andati via, superstiti sotto un ombrello o coperti coi loro impermeabili, alcuni bagnati fradici, sono rimasti. Tornato sul palco, anche lui con gli abiti un po’ bagnati, Marco ha ringraziato il pubblico per l’amore e la vicinanza dimostratigli con questo gesto e, senza un briciolo di scontata retorica, con la mano ancora sul cuore per l’emozione personale, ha proseguito il suo concerto: Che giorno è, Il confronto, Io ti volevo, Disperato e Perché lo fai sono state cantate da tutti, sentite da tutti, raccontate da Masini che, alle sue canzoni, allaccia ricordi, sogni e affetti personali, come in Caro Babbo, che ha interpretato seduto al suo amato pianoforte, dopo Cenerentola innamorata, la bellissima L’Uomo volante – canzone sanremese e vincitrice nel 2013 – un medley di canzoni storiche composto da: Le ragazze serie, Ti vorrei, Fuori di quiIl niente, che non solo ha fatto ballare il pubblico, grazie agli arrangiamenti rinnovati, ma ha dato spazio al talento dei singoli componenti il gruppo, che si sono resi protagonisti di splendidi assoli: Massimiliano Agati, figlio d’arte, batterista prestato alla fotografia, musicista tra i più richiesti in tour e nelle sale d’incisione, del resto, in mezzo al groove degli Anni Settanta ci è cresciuto e poi ha esordito come jazzista, conservando quindi quella sua peculiare poliedricità che sul palco di Masini si è sentita tutta, poiché ha spinto le canzoni ritmate e ha accompagnato delicatamente quelle lente, ma usando mille sfumature interpretative, facendosi dunque notare come uno dei migliori batteristi e percussionisti tuttora in circolazione; Alessandro Magnalasche e Stefano Cerisoli hanno avuto chitarre splendide e fondamentali per il concerto, soprattutto per le tante canzoni (da Vaffanculo a Fuori di qui, a Bella Stronza) che Masini ha realizzato attraverso una concezione pop-rock: virtuosismi sulle sei corde capaci anche di dialogare con l’inventiva di Lapo Consortini, che ha fatto sognare con la sua chitarra acustica, i suoi assoli, gli arpeggi, i cori e tutte le sonorità con le quali ha arricchito le canzoni: un lavoro meticoloso e ben preparato per un risultato eccellente; Antonio Iammarino, pianista jazz affermato e uno dei migliori compositori e parolieri di nuova generazione, quando si tratta di suonare le canzoni di Masini (delle quali in moltissimi casi è co-autore, come Cesare Chiodo), è capace di tirar fuori da una tastiera il meglio della sua arte improvvisativa e della sua sensibilità musicale, emozionando, talvolta perfino divertendo e sorprendendo, tanto con le canzoni che suonano un po’ più pop (Le ragazze serie, T’innamorerai…) quanto con le più malinconiche e determinate cantate da Masini che, con la sua voce roca e sfumata, forte di un’ottima estensione, si sposano perfettamente con l’hammond e il pianoforte, raggiungendo vette di bellezza musicale che s’imprimono nella memoria dell’ascoltatore; Cesare Chiodo, prodigioso bassista italiano, ha un tocco unico e personale; spingendo sui brani del medley e del finale, ha fatto ballare un pubblico attento, composto e bagnato, lo ha catturato, toccando le giuste corde emotive come del suo basso e lo ha travolto emozionandolo. Da sapiente interprete del suo strumento e del suo ruolo di direttore musicale, è riuscito a condurre un concerto che è stato perfetto. Giocoso e creativo, invece, è stato il finale con l’intermezzo reggae per presentare la band e gli organizzatori del concerto. In sette sul palco, compreso il solista Masini, hanno dimostrato di saper suonare e cantare come fossero una vera orchestra: affiatati, ognuno col proprio ruolo importante e fondamentale, ognuno di sostegno e in dialogo con l’altro, ognuno legato da questi e a questi 32 anni di musica, di esperienze, di viaggi, d’incontri e di passioni condivise, ognuno da protagonista ma mai tanto appariscente da far passare in secondo piano gli altri. In questo tour di Marco Masini tutti sono essenziali, importanti, necessari e insostituibili, compreso quel suo pianofort bianco che il cantautore fiorentino ha ringraziato, memoria affettiva e musicale che lo lega a tre uomini di nome Giancarlo: Giancarlo Masini, suo padre, Giancarlo Antonioni, calciatore suo grande amico e mitico centrocampista della Fiorentina che ha fatto sognare tutti gli italiani con la nazionale, e Giancarlo Bigazzi, produttore, paroliere e compositore al quale Marco Masini deve il lancio e il successo delle sue prime canzoni. Ma di questa grande orchestra ideale, fatta di musica, di talento e di abbracci, nel nuovo tour di Marco Masini fa parte anche il pubblico: più che “fans”, gli ascoltatori sono considerati amici in dialogo mentre si approccia l’ascolto di un disco, si scrivono lettere,  ci si fa trasportare dalle note, condividendo l’esperienza di un concerto, il cui finale di rito prevede l’avvicinamento al palco dei masiniani del fanclub che cantano insieme a Marco la catartica Vaffanculo, le canzoni finali e il bis. Ebbene: durante il concerto del 3 settembre, l’Official Fanclub, che già aveva dato prova d’educazione e compostezza – quando nel pomeriggio si è recato nel backstage a salutare e a farsi autografare la foto dall’artista – e di una generosa collaborazione  – nell’arredare con le sedie l’antico teatro romano, sopperendo perfino ad alcune lacune organizzative dei responsabili del Parco Archeologico di Ostia Antica – prima d’avvicinarsi al palco, si è sincerato di non impedire la visuale a quegli spettatori che, per diverse ragioni, fossero costretti a restare seduti, sulle sedie o sulle gradinate, e ha favorito alcune persone con disabilità, facendole avvicinare al palco per prime e promettendo loro che non sarebbero state travolte. E così è stato: nessuna spinta, nessuna ressa. Ognuno capace di restare al proprio posto rispettando lo spazio dell’altro, esattamente come avrebbero fatto i membri di un’orchestra. D’altra parte, il pubblico di Marco Masini è stato capace d’intonare un ottimo coro, che è sempre parte integrante di un concerto riuscito come questo, mentre dava prova di un impareggiabile senso di civiltà e di rispetto degli altri: segno che la musica dal vivo, la buona musica, sia ancora capace di farci divertire, sognare, esaltarci, maturare, riflettere, pensare, giocare, gioire, condividere, rispettare, vivere in perfetta armonia. Prossima tappa: Anfiteatro Romano di Fiesole il 16 settembre.

Pubblicato da musicheculture

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