Ritrovando Pino Daniele

Blues, Jazzy, sound mediterraneo, qualche concessione al pop e al soul, una cover di Clapton che Pino ha tradotto in italiano, alcuni brani in inglese e quegli immancabili assoli di chitarra (puliti, brillanti, pop-rock) che lo caratterizzano abbastanza: nulla da invidiare al suo omologo inglese – del quale re-interpreta Wonderful Tonight – e uno scatto d’orgoglio per un artista che, mollata la Sony Music, si auto-produce riacquistando il monopolio della propria creatività. La Grande Madre (che è l’Africa) dà il titolo al nuovo disco del cantautore, uscito una settimana fa. Un ascolto molto gradito, perché mi è stato consigliato da un amico,  che mi fa ritrovare un Pino Daniele in piena forma: maturo e capace – finalmente – di tirare fuori quelle prerogative musicali che hanno fatto di lui il bluesman napoletano – dalla musica contaminata da più accenti, lingue, ritmi, sonorità – che se ne sta con i piedi ben piantati tra le due terre, Napoli e il Mediterraneo, ma che con questo disco riesce a spingersi anche più lontano, nel sound, tipico ed internazionale, di stampo anglo-americano. Searching for The Water of Life, canzone scritta per l’organizzazione “Save The Children” (per sostenere la campagna contro la mortalità infantile) mette in luce in maniera abbastanza eloquente quest’ambivalenza che però è ben lontana dal rappresentare una contraddizione: la canzone si richiama all’Africa (attraverso alcuni accordi e con un coro di bambini che si sente in fondo al brano) ma possiede anche tutte le caratteristiche ideali per diventare un successo pop da classifica internazionale. L’Africa ritorna ovviamente in La Grande Madre, mentre i toni “afro” del jazz forgiano Coffee Time e O’ Fra. Ma in questo disco ho trovato anche il Pino Daniele più romantico, melodico, con le canzoni d’amore (per es. Melodramma) che sposano pienamente l’identità della musica dei cantautori degli ultimi 20 anni.

Insomma: quello di La Grande Madre è un Pino Daniele finalmente ritrovato, che è riuscito a scrollarsi di dosso anni di appiattimento stilistico e di diktat delle major e che comunque si accosta al mainstream ma col garbo e la consapevolezza artistica di un cantautore che ha concepito un disco “popolare” e dal respiro internazionale. E un grazie Antonio – cultore musicale e attento ascoltatore – per la segnalazione!