Amo questo gigante!

byrne3E basta. David Byrne

“Who” “Strange Overtones” “Marrow” “The One Who Broke Your Heart” “I Am An Ape” “The Forest Awakes” “I Should Watch TV” “Lightning” “Burning Down The House”

TOURING BAND: Annie Clark: Guitar/Vocals David Byrne: Guitar/Vocals Daniel Mintseris: Keyboards, Musical Director Brian Wolfe: Drums Kelly Pratt: Trumpet, Flugelhorn, French Horn, Flute Dave Nelson: Trombone Jon Natchez: Clarinet, Flute, Saxophone Bryan Murray: Clarinet, Flute, Saxophone Rachel Drehmann: French Horn Jason Disu: Trombone John Altieri: Sousaphone, Tuba Carter Yasutake: Trumpet, Flugelhorn

CREDITS: Producers: Mito Habe-Evans, Robin Hilton; Videographers: Denise DeBelius, Christopher Parks, Maggie Starbard, A.J. Wilhelm; Audio engineer: Pete Keppler; Special thanks to: The Music Center at Strathmore in North Bethesda, Md.; Executive producers: Anya Grundmann, Keith Jenkins

Pubblicato da musicheculture

Musicheculture, sito di informazione, storia, attualità e cultura musicale diretto Giuseppina Brandonisio,

29 Risposte a “Amo questo gigante!”

  1. […]  ”La toilette del CBGB è diventata leggendaria per la sua sporcizia”, ha ricordato David Byrne, mentre nel trailer del film Rickmam ricorda proprio questo particolare, divenuto presto un […]

  2. Ciao Giusy, sono lu (di Torino): ti ricordi di me? Sono appena atterrata in Italia!
    Come stai?
    Qual è la tua mail?
    Anch’io amo questo gigante!

  3. Ciao!
    Ci sono 2 Luciana qui: te e un’altra persona che commentava su Occasional Rain, brano di Terry Callier.
    Le vostre mail sono diverse, ma io credo che sia sempre tu: BENTORNATA! e bentrovata!
    Io sto abbastanza bene: ho solo un po’ di mal di testa: la serata, tanto per cambiare, è umida…sono a casa di parenti. Sono in vacanza.

  4. se ti riferisci alla mail di lucimor… è la mia.
    Ero io: ho cambiato indirizzo e poi ho postato con il nuovo (altrimenti non avrei potuto ricevere le notifiche ai commenti), perché ho disattivato quello di gmail.
    A dopo

  5. …rieccomi. Dicevo: sono Luciana di Torino. Non ci sentivamo da mesi: sono quella dello stage a Lisbona. Sono appena tornata. Vorrei scriverti in privato ma nella pagina dei contatti non ho trovato il tuo indirizzo e-mail.

  6. Mi spiace che tu stia male. Ma anche l’ultima volta… avevi mal di testa: ma non sarò io a procurartelo?
    Dài: buonanotte (o buongiorno).
    Complimenti per il look.
    hai novità?
    Hai smesso di litigare coi troll?

  7. …si dice che i cani siano animali fedeli e leali. Ma a me pare che la lealtà non sia una delle qualità di Z.
    Vado a dormire.
    Abbraccia le cose importanti!

  8. No è che stanotte ho sognato Robert Plant che, in italiano e con una voce non sua, mi diceva che il mio problema non sono i troll ma le bugie.
    Quella voce era di una persona che conosco. Ma, mentre guardavo i ricci del biondo Plant, dal suo occhio di apriva una foresta infinita.
    L’ingresso in questo verde immenso, ovviamente, era accompagnato da quell’urlo storico del cantante dei Led Zeppelin! 🙂 Arrivavo davanti ad una montagna da scalare. Plant mi diceva: “saliamo” ma io non riuscivo ad allacciarmi l’imbragatura.
    E’ stato in quel momento che ho visto 2 mani intente ad aiutarmi. NOn erano di Robert Plant. Lui intanto mi diceva “questo è solo un sogno: non è necessario arrivare fino in cima”, allora io gli sorridevo pensando che avrei dovuto provare ad arrampicarmi lo stesso, poiché non mi sarebbe ma più capitata l’occasione di accedere alla foresta. Intanto, quelle due mani riuscivano ad agganciare perfettamente la mia cintura di sicurezza. Vedevo il viso di chi mi aiutava: si trattava di un ologramma. Anche quella era l’immagine di una persona familiare. Ho cercato di toccare i pixel, ma la cintura mi ha dato la scossa. Al terzo tentativo mi sono ritrovata in città, su una giostra, insieme all’ologramma. Un cane nero intanto passava lungo la strada e faceva la pipì davanti ad un idrante. A questo punto io dicevo: “voglio connettere il mio cellulare con le onde celebrali di quel cane, per poter comunicare con lui via sms”. Ma l’ologramma – che ormai si era materializzato in un uomo in carne ed ossa – ha riso fortissimo. Io gli ho chiesto un po’ seccata: “ma perché, che ho detto di male?!” e lui mi ha risposto: gli esseri umani non possono conoscersi via sms e noi non possiamo più cantare”. Così gli ho dato uno schiaffo e lui è tornato ad essere un ologramma. Subito dopo però ha cambiato aspetto,assumendo le sembianze di una persona nella cui community, molti anni fa, fui fatta oggetto di scherno.
    A questo punto volevo scendere dalla giostra ma poi, quella stessa mano che mi aveva aiutato nella foresta, mi dava una spinta. Volavo così in alto da vedere la cima della montagna. Lassù c’era un lago che poi diventava il mare. Vedevo l’angolo della banchina del porto e lo spazio che si allargava mentre la nave si allontanava dal muretto. L’acqua era di un verde cristallino.
    La copertina dell’album IV galleggiava in una pozzanghera sull’asfalto. Quel porto, forse, era siciliano. C’erano tante vespe su quell’acquitrino ma io volevo prendere il disco. Lo afferravo lo stesso, nonostante gli insetti. All’interno c’era la foto dell’ uomo della community che saliva sulle scale mobili di un centro commerciale. Intanto, arrivavano 4 lupi che volevano sbranarmi. Per difendermi, sapendo che si trattava di un sogno, cercavo di svegliarmi o di diventare anch’io un ologramma. Ma la copertina di zoso era fradicia e così sotto i miei piedi si apriva una voragine.
    Arrivavo all’inferno. Qui c’era Sting in concerto che cantava “Roxanne”. Il mio amico, l’ologramma della giostra, era lì. Era seduto ad un tavolo (l’inferno aveva l’aspetto di un pub!) su cui c’erano tante barchette fatte con la carta di giornale. Io pensavo che non sarebbe stato difficile salire su una di quelle barche perché, prima di me, lo avevano fatto Toquino (acquarello)e Peter Gabriel (sledgehammer). E così mi rimpicciolivo ed entravo nella barchetta. Per poter salpare entravo in un bicchiere di vino bianco che il mio amico ologramma teneva sul tavolo. Lui era seduto. Io pensavo: “se adesso bevesse… potrei morire…), ma poi ho spinto la barca talmente forte da decollare. La mano dell’ologramma diventava gigantesca. Lui era gigantesco. E così mi afferrava e mi rimetteva nel mare ordinandomi “non restringerti!”
    Il cane nero saliva sul tavolo, leccava il vino che era schizzato sulla tovaglia e poi scorreggiava, mi si metteva davanti dicendomi “tu sei matta se pensi di potermi conoscere via sms!”. Allora atterravo in un’aula scolastica. Qui avrei dovuto frequentare la terza elementare. Cercavo di ribellarmi. Gridavo a tutti: “ma io ho già studiato, sono laureata!” ma tutta la classe ha riso di me. Mi sono ritrovata sepolta viva dalle loro risa. Tornata all’inferno, ho sentito Sting cantare: “shape of my heart”. Ho pensato che questa canzone fosse proprio noiosissima, noiosa come me. Ma all’inferno, ancora più in fondo, scendeva il mio amico gigante e risolveva il mio problema: schiacciava Sting come una mosca.
    Un attimo dopo mi diceva “non devi mentire per me!” e tornava a sedersi al tavolo. Beveva il suo vino. Io intanto ero grande quanto una mosca e mi infilavo sotto la sua sedia.
    Mentre meditavo su come uscire dall’inferno, un gruppo di mosche tentava di entrare nel bicchiere. Allora il mio amico si alzava, accendeva la radio e gli insetti svanivano. Io scendevo dalla barchetta di carta e raggiungevo le scale. Desideravo tornare a casa mia. Ero minuscola, ma nonostante ciò, riuscivo a scalare i primi gradini. Arrivata in cima, vedevo le scale mobili del centro commerciale. Qui cera l’altro uomo a fare da guardiano. Io mi avvicinavo e lui mi diceva: “vattene via!”. Io gli rispondevo: “tu sei sordo e non mi conosci!”. Lui replicava: “io so cantare!”. Poi mi schiacciava con il piede.
    Ma io non mi facevo nulla di male perché riuscivo ad infilarmi nello spazio che c’è tra la suola e il tacco della scarpa. Me l’ero cavata: allora ho provato ad uscire. Ho ripensato alle parole dell’ologramma e ho capito che per ritornare alla grandezza naturale avrei dovuto scacciare le mosche e dire il mio nome.
    La radio mandava musica meravigliosa: una maratona rock (non ricordo i titoli delle canzoni). L’inferno era grandioso!
    Tornavo ad altezza naturale. Dopo qualche minuto uscivo dal pub. Ad attendermi fuori dalla porta c’era il guardiano che stava per entrare per esibirsi nel locale: avrebbe dovuto sostituire Sting che era morto spiaccicato sul pavimento.
    Io allora chiedevo a quell’uomo un biglietto ma lui mi imprigionava dietro un vetro. Tornavo indietro, a casa mia. Qui c’era l’ologramma che mi rimproverava, dicendomi: “smettila di ridurti alla dimensione degli SMS!”. Mi risveglio a questo punto, dopo che uno sciame di mosche tenta di aggredirmi.

    …credo che non invierò SMS perun mese! 🙂

  9. Ma povero Sting. Io lo adoro!
    I tuoi sogni sono microracconti in piena regola!
    NOn hai ancora pensato di raccoglierli tutti in un microlibro?
    Perché nei sogni “ammazzi” i cantanti?
    Dopo McCartney, torna la metafora dello sprofondamento, del precipitare.

  10. no. non sono micro-racconti ma divagazioni che rischiano di allontanare i lettori. Fantasie deviate dallo stress e dall’oppressione della logica e dalla razionalità con cui devo affrontare le mie giornate. Prima la mia mente era più leggera. La notte riposavo bene ed io sapevo essere sintetica anche quando scrivevo cose personali.
    Certo, Beatrice… se all’inferno ci fosse la musica rock, il mio Virgilio sarebbe un DJ che ha il potere di selezionare la mia musica ideale.
    Per la spiegazione dell’incubo che mi son data: le tre persone (reali) rappresentano la musica (l’ologramma gigante), la vita/la sfida/il coraggio/la carriera (il doppiatore di R.Plant) e quel dolore che ti fa rimpicciolire (il guardiano delle scale mobili).
    In quanto al cane… credo che anche lui sia una persona che conosco: una specie di mastino napoletano che mi ha spaventato.
    Io non amo quel gigante (solo “la musica che sa trasmettere”), ma affermare la mia IDENTITA’ (il mio nome) oggi è necessario per scalare le montagne di R. Plant.
    Sono frustrata in realtà: un giro sulle giostre, con un amico che mi dà una spinta (un consiglio, un gesto di approvazione, che mi consoli…), in questo preciso momento, mi manca.
    Infatti, in questo momento sento ancora gli effetti degli insulti, dei rimproveri, dei giudizi ingiusti che ho subito. E tutto questo pesa perché mi mancano le parole e le attenzioni giuste.
    MI sono infilata in situazioni comunicative inutili e deleterie, comunicando con persone che mi hanno fatto soltanto soffrire.
    E poi ho staccato la spina senza riuscire a superare niente di tutto ciò, tranne la censura. A chi mi aveva causato il problema ne ho dette 4 e sono riuscita a liberarmi della frustrazione. Ma tutti gli altri, invece, sono come le mosche che infilano la bocca dappertutto, pur non conoscendo la sostanza di cui è composto il tuo cibo (ossia la natura dei tuoi rapporti interpersonali).
    Penso si tratti dell’effetto post-traumatico seguito al mio incontro col guardiano delle scale e con tutti gli altri estranei del web che hanno “volato intorno alla mia radio” (alla mia sfera personale), senza conoscerla e giudicandomi e ferendomi.
    Sulla strada avevo incontrato anche uno cyberstalker. E, ora che sono frustrata e stressata da alcuni problemi,un certo tipo di comunicazione via web (anche x sms, che ho sempre detestato utilizzare per conoscere le persone!) mi crea ulteriore stress o frustrazione.

  11. Ma è un sogno fichissimo!
    Certi racconti, senonli scrivi tu, li scriverà qualcun altro.
    Buone vacanze!
    Buona musica!
    Arrivederci!

  12. A Melpignano? No,non ci sono stata (altrimenti ne avrei scritto). Non vorrei scioccarti ma… nella stessa sera in cui si è svolta la serata finale della notte della taranta ero in un paese della provincia barese. Nella piazza cantava Leone di Lernia.
    Leone di Lernia: un grande artista, comico, “filosofo” e cabarettista, la cui musica però, almeno per me, ha lo stesso suono delle unghie quando graffiano una lavagna (e mi dà anche lo stesso fastidio): non è il mio dj ideale!
    Durante il concerto, Leone di Lernia ha condito con i suoi caratteristici turpiloqui ogni intermezzo musicale. Io ero in un appartamento che si affaccia sulla strada adiacente alla piazza del paese. Avevo chiuso le finestre per non ascoltare quella musica trash-demenziale ma l’amplificazione del palco ha reso tutto inutile. Ho ascoltato tutte le parolacce che Leone di Lernia ha messo in fila. Non riuscivo più a scappare dal turpiloquio. Disperata, ho coperto gli orecchi di mio nipote (che era con me nella stanza), cercando di evitare che “apprendesse” quelle scurrilità. Ma è stato tutto inutile, tanto che il ragazzino mi ha detto: mamma mia! Ma chi è quel matto che urla in quella maniera!Poi è entrato sul suo canale youtube e ha ascoltato in fila: 1)gli Orange (un gruppo dall’aria post grunge che canta la sigla di un cartone animato); 2) Bon Jovi (It’s my life); 3) una canzone di Miley Cyrus – della quale non ricordo il titolo – interpretata da una voce maschile (credo dal padre della cantante) poiché, secondo il mio nipotino,Hanna Montana ha la voce di una gallina spennacchiata; 4)Dumb Love (Sean Kingston, anche lui apparso in una serie per ragazzi di Cartoon Network) e infine:5) Back in Black (AC/DC), perché il “mio” bambino è un metallaro/post punk/post grunge/pop rock. Così è arrivata la mezzanotte e il concerto di Leone di Lernia è finito.

  13. ciao giusy ma…oltre che modificarli, hai messo la moderazione hai commenti?
    perche non sono riuscita a pubblicare l’ultimo che ho scritto?
    Perche cera un link?
    ci riprovo in sintesi: ho trovato il significato del cane nei sogni qui: guide.supereva.it/sogni/interventi/2005/11/232423.shtml
    Io ho una prospettiva freudiana e penso che il cane del tuo sogno fossi tu (cioè i tuoi istinti e la tua aggressività, oppure la tua libido), mentre penso che l’ologramma sia il tuo superIo e non la musica. Robert plant è il tuo io e le mani che ti mettono la cintura sono la tua razionalità.
    Il guardiano delle scale mobile è quel tabù che impedisce all’istintività di emergere.
    “se pensi di potermi conoscere con gli sms sei pazza!” è una frase molto aggressiva che, secondo me, non hai rivolto a te stessa ma al sig. Z. Perche il sig. Z ti fa scattare i nervi tutte le volte che ti nomino i troll 🙂
    (i commenti che modifichi, ai commentatori che selezionano ” Notify me of followup comments via e-mail”, giungono prima e dopo la correzione).

    Tuo nipote ha gusti insoliti. Meno male che Miley Cirusnon gli piace. Dopo lesibizione agli MTV’s, nncredo che sia un modello educativo…
    Credo che la cyrus aspiri a diventare la nuova lady gaga ma non riesce a scrollarsi di dosso il personaggio di Hanna Montana: probabilmente finirà col trasformare i suoi piccoli fans in ragazzini troppo precoci (o troppo giovani per le allusioni pornografiche delle sue esibizioni!
    (tolgo il linkper verificare se il commento viene questa volta)

  14. Ma no! Se hai seguito tutta la storia dei “personaggi in cerca d’autore”, dovresti esserti accorta che il “mastino napoletano”, secondo me, non è Mr Z e non è nemmeno un troll!
    Il mastino mi scriveva in cagnesco rimproverandomi di aver scritto qualcosa di male sui suoi amici. Maldestramente, indirizzò la sua e-mail all’indirizzo di una delle mie redazioni (lui non mi conosceva e perciò, per contattarmi, prese il primo indirizzo che trovò nel blog di un amico comune: lo avevo lasciato lì per un’altra persona), scrivendo cose del tipo: “non mi è piaciuto quello che hai scritto! […] loro sono i miei amici, il blog di XXX è la mia seconda casa”. Quell’indirizzo, sebbene fosse il mio, aveva un FW ad altre persone della redazione le quali ovviamente, si chiesero: “ma perché che cosa abbiamo pubblicato?” e “ma costui… con chi ce l’ha?”, creandomi un po’ di imbarazzo.
    L’invadenza e la svista di colui che poi sarebbe diventato qualcuno che ho contattato, frequentato a distanza e conosciuto, non mi sembrò così grave: pensai di aver scritto qualcosa di sbagliato, anche se in buona fede, perché, in quel momento, non mi fidavo del mio particolare stato d’animo e così…
    risposi a quella mail. Fu l’inizio del nostro scambio interpersonale. Ma oggi mi accorgo di aver sbagliato a tentare di dimostrare la mia buona fede un po’ qua e un po’ là…mi sono trovata in mezzo ad una situazione insopportabile e travolta da pregiudizi insormontabili.
    Ma poi è finita.
    La tua lettura (del sogno) è interessantissima. Io, tuttavia, continuo a credere che si tratti di una metafora professionale.
    Sto per partire di nuovo. Ho un problema di salute. Se non è nulla di grave, tornerò a Roma tra 2 settimane: comunque in tempo per per incontrarci.

  15. Ciao!
    …sto tornando.
    Ma ho perso il filo della storia: adesso ho ingarbugliato tutti i tuoi “personaggi in cerca d’autore” (non so più chi è chi) ma ho letto l’ultimo commento. A proposito di “blog come seconda casa”: per la mia esperienza ti dico che ci sono community tarlemente chiuse e serrate che i loro abitanti virtuali si sentono padroni e possessori degli spazi. La loro affezione particolare, spesso, può diventare patologica: “quel forum è la mia seconda casa…le persone che scrivono (semplici account e pure cangianti!) sono tutti miei amici…. io sto qui da 10 anni…. noi siamo gli anziani….”.
    Questo modo di comportarsi e di comunicare marca molto la differenza tra quelli che sono “dentro” e quelli che stanno “fuori” dal gruppo. A me dispiace dirtelo in maniera tanto brutale ma credo che tu debba fartene una ragione perché devi uscire da questo circolo vizioso: il tuo amico (quello che ha invaso la tua privacy per accusarti di aver insultato i suoi amici) è tale e quale al troll che ti aveva accusata e insultata di fronte a tutti!
    Ma loro… non lo fanno a posta: il loro istinto di appartenenza prevale nelle discussioni e li spinge ad espellere gli estranei.
    Se sono un bravo “sociologo” (anche grazie alla lettura di un paio di articoli che – proprio tu – hai scritto sul pregiudizio e la comunità), posso dedurre che tu sia stata gia ESCLUSA, dall’inizio, perchè STIGMATIZZATA come ESTRANEA sin da subito.
    Io non ho capito molto di questa storia (avevo persino creduto che il manager di cui ti lamenti, in realtà…non fosse proprio un “manager” di una compagnia telefonica ma qualcuno che appartenesse al tuo stesso ambiente professionale), però posso consigliarti solo di abbandonare tutte le community che hanno certe comuni caratteristiche: non è vero che, soltanto perché siamo su Internet, ogni spazio comunicativo diventa aperto e libero. Non è vero che, soltanto perché sono su Internet, io che sto comunicando con te, sono capace di rispettarti o di assecondare e ammettere la tua libertà d’espressione!
    Tu una volta mi avevi spiegato che la comunicazione si “auto-regola”. Secondo la mia esperienza, quando la comunicazione su certi siti si “autoregola” espellendo le presenze percepite come estranee… su quei siti non c’è libertà, non c’è una vera community: non c’è posto per gli estranei.
    Gli estranei servono soltanto come elemento per rafforzare i valori (chiusi) della community:
    – il senso di appartenenza
    – l’anzianità (io scrivo qui da una vita… ogni anziano troll pensa)
    ricostruendo in rete un simulacro di quei legami effettivi (e affettivi o di amicizia) che non hanno nella vita reale.
    E poi, se posso permettermi:
    secondo me, quel tuo amico che sta nella “sua seconda casa” è malato.
    Mi dà l’idea di essere uno che ha un concetto di comunità molto esteso ma anche molto superficiale. Mi sembra uno che insomma conosce tutti e nessuno allo stesso tempo e che si “re-inventa” la mancanza di legami profondi trasferendoli sulla rete e rimproverando gli estranei (quelli che non si comportano alla stessa maniera) come te.
    Io i freudiani non li capisco. Ma certe forme di discriminazione di rete… le so riconoscere.
    …Ti auguro di rimetterti presto. 🙂

  16. Ciao :o) l’estranea esclusa e stigmatizzata a priori sta poco bene e non ce la fa a entrare nel merito della tua “analisi sociologica” ma alcune dinamiche che descrivi si concretizzano sul web. Io non voglio approfondire la questione per non fare un torto ai blogmaster (+ un troll che abita su facebook) citati in queste dinamiche ricche di flame e di “discriminazione”.
    Comunque, le identità virtuali sono virtuali, momentanee, superficiali e contingenti: se dico che sono “malata”, in rete divento una persona malata. Se tu scrivi che sono stata considerata “un’estranea”, in rete divento un’estranea e così via…
    A me sconcerta solo il fatto che davanti a questo nostro assumere identità MOMENTANEE sul web, c’è chi pensa a “posteggiarsi”, “barricarsi” su blog pubblici (letti potenzialmente da centinaia se non migliaia di “estranei”), arrogandosi del diritto di fare da “portiere del palazzo” o di “buttafuori”.
    L’anomalia sociale (secondo me) è nel fatto che da questi luoghi virtuali non-chiusi, apparentemente, nessuno ti caccia via. Nemmeno ti si nega il diritto di parola. Semplicemente, chi ha il complesso del “portiere del palazzo” ti esclude.
    Ho ripensato a quello che mi è accaduto con pinco pallino.
    1) ha trafugato un indirizzo di posta elettronica che non gli avevo dato
    2)mi ha scritto soltanto per rimproverarmi di ciò che avevo espresso
    3) ha voluto conoscermi
    4) ha preteso che comunicassimo via sms (per convincermi, mi aveva regalato una ricarica)
    5)abbiamo apparentemente appianato la questione
    6) mi ha chiesto un paio di favori e gliel’ho fatti con molto piacere
    7) abbiamo instaurato un rapporto di apparente confidenza
    8) non appena ho ri-espresso il mio punto di vista su un altro blog (di un altra sua amica), mi ha “CAZZIATA” un’altra volta.
    9) per vendetta, ha creduto di violare la mia privacy lasciando un commento “personale” e diretto a me su un giornale.
    10) io… un po’ l’ho compatito e un po’ l’ho compreso: la sua reazione l’avevo provocata io perché non avevo intuito immediatamente che costui: a)avesse il complesso del “portiere” del blog; 2)mi avesse turbata troppo infilandosi in faccende e in dinamiche/rapporti interpersonali di cui non gli potevo parlare.
    11) quando invece gli ho dato una spiegazione, è stato peggio: io mi barcamenavo tra il bisogno di nascondere un mio problema e la necessità di “proteggere” l’identità di una persona che mi aveva fatto un danno grave.
    12) non sono stata molto brava a nascondere il mio stato d’animo.
    13) nessuno ha capito, né ha tollerato, né si è reso conto che io sono una persona.
    14)sono stata insultata, giudicata, esclusa e ignorata (come succede coi troll, solo che: si erano invertite le parti), poiché nelle community chiuse prevale il concetto di “in-group/out group”
    15) ho dato del “fanatico” al troll e all’amico invadente. E loro – che non guardano le cose dalla mia stessa prospettiva – si sono sentiti offesi e autorizzati a violare la mia privacy, a rimproverarmi e ad insultarmi davanti a tutti, ecc.
    16) questo tipo di dinamiche comunicative è comunissimo (forse è èper questo che il troll e l’amico invadente si “somigliano”): la prima volta mi successe lo stesso in un guestbook quasi tutto femminile, soltanto perché avevo una prospettiva più smaliziata, più critica e meno “adorante” rispetto all’oggetto d’interesse (a cui quel guestbook era dedicato).
    17) sono una cattiva blogger e anche una pessima “sociologa”: avrei dovuto prevenire tutto ciò ed evitare che mi facessero del male.
    Tu hai ragione (io detesto darti ragione!).
    Ho un libro di sociologia sull’audience che parla di tutto ciò (e pensare che sostenni anche un esame da TRENTA!): se vuoi te le presto, così studierai un po’ anche tu 😀
    Grazie per gli auguri

  17. 17) no, non sei una cattiva blogger (un tantino puntigliosa e ipercritica verso te stessa:sì) , pero seguendo il discorso delle identita momentanee, adesso sembri come da 1 a 17!
    Lo stigma ce lo cuciamo addosso anche noi: non ti (auto)descrivere come l’esclusa, perché basto io a fare il danno.
    Bannami, bannami, ma di visualizzazioni saziami 😀
    sai quale codice captha mi ha generato il blog?
    TVB G
    ciao, buona domenica

  18. 18)non dare in pasto ai troll i cosiddetti “elementi sensibili” delle tue relazioni interpersonali.
    DEVI MENTIRE, NEGARE E NON DEVI FARTI SCRUPOLO DI ALLONTANARE DALLA TUA SFERA PERSONALE QUESTI TUOI RAPPORTI CON IDENTITA’ DI PLASTICA
    Ricorda che non sei tenuta a dare spiegazioni a nessuno ok?

  19. le community si fondano sul senso di appartenenza. Avevo scritto un lungo post per spiegare il concetto e la differenza tra forum, blog, guestbook, SN ma c’èstato un errore di inserimento (se scrivete http : / tutto attaccato oppure w w w . tutto attaccato, i commenti non vengono)

  20. che peccato! il tuo punto di vista sociologico mi interessava moltissimo. Io, che sono un markettaro, sono felice di essere un tuo cliente. Da te non mi sento circuito. In altra occasione mi avevi ricordato che le conversazioni sono un mercato. Io ribadisco che il senso di appartenenza alla community (il blog=seconda casa), come tu stessa mi avevi ricordato, crea un valore economico.
    L’attaccamento al brand fidelizza i clienti.
    L’informazione è una merce che si vende.
    L’e-commerce passa dai blog.
    Se concepissi i contenuti di musicheculture partendo da questo presupposto, saresti entrata in un’ottica commerciale. D0altra parte musicheculture ha google adsense…
    Nella casa virtuale di via dei matti nr. zero si trovano i migliori clienti. i migliori clienti sono i più fedeli. I clienti si fidelizzano proponendogli contenuti-merce interessanti. Come quando mi scrivesti: sembra sociologia ma è tutto marketing.
    mi devo disconnettere.
    ciao

  21. …e i clienti si fidelizzano solo se non li tratti come tali e se li rendi parte attiva della costruzione del prodotto (noi li chiamiamo “prosumer”).
    Ma – ripeto – a sconcertarmi è quella situazione in cui il senso di appartenenza ad una community di un cliente fidelizzato al “brand” (uso le virgolette e il concetto in senso molto più ampio e elastico di te), diventa il pretesto per imporsi ad una persona con commenti, giudizi e sollecitazioni non richieste.
    Ma credo che sia accaduto perché il pinco pallino ignorava che non fossi una “fedele” (perciò glielo volli spiegare: sono scema??)
    E’ vero, mi dirai: il quella occasione X sono stata critica verso il marchio o l’oggetto/individuo dell’adorazione; io che non sono una cliente fidelizzata, sono “out-group” così come non sono stata targhettizzata dal brand (per gli esseri umani, alla parola “brand” si può sostituire “VIP”).
    il discorso mi ha stancato.
    non ne parliamo più

  22. ho smesso anche di occuparmi di social media curation.
    Devo solo ripopolare il blog dominando i contenuti ma… non ne ho voglia e allora… non mi applico.
    gli accessi unici stanno calando. ma non me ne importa. quando e se musicheculture diventerà una vera attività commerciale, l’aggiornerò con maggiore frequenza e coi contenuti più interessanti. adesso ho altre priorità

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