Bush: i cloni dei Nirvana

Band britannica post-grunge, ama il suono dei Nirvana e sfonda negli Usa prima ancora che in Regno unito, dove nessuno si accorge di loro, almeno fino al successo di Sixteen Stone. Debuttano con la Trauma records: piccola etichetta statunitense, grazie ai produttori  Clive Langer e Alan Wistanley, che hanno davvero l’occhio (o l’orecchio…) lungo, perchè hanno già prodotto icone del rock britannico, come Elvis Costello, Madness e Llyod Cole & the Commotion.E la scelta degli esordienti Bush li premia, perché Sixteen Stone vende quasi 8 milioni di copie.

Scritte principalmente dal band leader Gavin Rossdale, le tracce di Sixteen Stone affrontano temi d’attualità e altri universali, come la morte, il sesso, la religione. Bomb, in particolare, è dedicata all’episodio dello scoppio di una bomba in un bar del Covent Garden. I Bush trovarono negli States un popolo affamato di Grunge che avevano assorbito dal mito di Cobain. E mentre in Uk esplodeva il successo del brit – pop, i Bush piazzarono numerose hit in classifica, con le radio mainstream e Mtv che spinsero i pezzi verso il successo di pubblico. Everything Zen,Little Things e Comedown trainarono il disco in classifica facendocelo restare per oltre un anno e mezzo. Glycerine ottenne un forte riscontro e il suo video divenne un classico del rock anni 90. Tutto questo mentre la band girò gli Stati Uniti con un tour di oltre 260 concerti.

Il significato del suo titolo riguarda un aneddoto che Gavin Rossdale raccontava a proposito di un suo amico che, sentendosi solo, decise di chiamare un numero di telefono scritto su un muro accanto a un messaggio che diceva: “bella 21enne scandinava appena arrivata in città”. L’incontro avvenne ma la bella scandinava era in realtà una quarantenne pesante almeno 100 kg (ossia 16 stone, perché lo stone è un’unità di musura inglese, percui, 1 stone = 7 chilogrammi).
Sixsteen Stone fu un disco molto contestato dalla critica per le sue eccessive somiglianze con alcuni pezzi dei Nirvana e dei Pearl Jam. In particolare, il timbro di voce di Rossdale sembrò voler ricalcare quello di
Eddie Vedder, approfittando delle affinità.  I riff di chitarra di Little Things sembrano ripresi da Smells Like Teen Spirit, superando abbondandemente i limiti del plagio. un disco privo di originalità che sa approfittare dell’emozione per il suicidio di Cobain ma che meriterebbe di restare in quell’anonimato dal quale i Bush erano usciti. Ma il numero di fans aumentò vertiginosamente in pochi mesi, grazie anche all’esposizione mediatica fornita al gruppo da riviste come Rolling Stone e Details.
Terminato il tour di “Sixteen Stone” (maggio 1996) con due memorabili concerti a Red Rocks, i Bush cominciarono subito a lavorare al secondo album “Razorblade Suitcase”. Si avvalsero dell’esperienza dell’ingegnere del suono e produttore Steve Albini ed incisero i tredici brani del disco nello Studio Due di Abbey Road.
L’album debutta direttamente al primo posto della classifica di “Billboard” nel novembre del 1996, spinto dai singoli Swallowed, Greedy Fly e Cold Contagious. Il successo non si ripete ma le critiche sì.

Band britannica post-grunge, ama il suono dei Nirvana e sfonda negli Usa prima ancora che in Regno unito, dove nessuno si accorge di loro, almeno fino al successo di Sixteen Stone. Debuttano con la Trauma records: piccola etichetta statunitense, grazie ai produttori  Clive Langer e Alan Wistanley, che hanno davvero l’occhio (o l’orecchio…) lungo, perchè hanno già prodotto icone del rock britannico, come Elvis Costello, Madness e Llyod Cole & the Commotion.E la scelta degli esordienti Bush li premia, perché Sixteen Stone vende quasi 8 milioni di copie.Scritte principalmente dal band leader Gavin Rossdale, le tracce di Sixteen Stone affrontano temi d’attualità e altri universali, come la morte, il sesso, la religione. Bomb, in particolare, è dedicata all’episodio dello scoppio di una bomba in un bar del Covent Garden. I Bush trovarono negli States un popolo affamato di Grunge che avevano assorbito dal mito di Cobain. E mentre in Uk esplodeva il successo del brit – pop, i Bush piazzarono numerose hit in classifica, con le radio mainstream e Mtv che spinsero i pezzi verso il successo di pubblico. Everything Zen,Little Things e Comedown trainarono il disco in classifica facendocelo restare per oltre un anno e mezzo. Glycerine ottenne un forte riscontro e il suo video divenne un classico del rock anni 90. Tutto questo mentre la band girò gli Stati Uniti con un tour di oltre 260 concerti.Il significato del suo titolo riguarda un aneddoto che Gavin Rossdale raccontava a proposito di un suo amico che, sentendosi solo, decise di chiamare un numero di telefono scritto su un muro accanto a un messaggio che diceva: “bella 21enne scandinava appena arrivata in città”. L’incontro avvenne ma la bella scandinava era in realtà una quarantenne pesante almeno 100 kig (ossia 16 stone, perché lo stone è un’unità di musura inglese, percui, 1 stone = 7 chilogrammi). Sixsteen Stone fu un disco molto contestato dalla critica per le sue eccessive somiglianze con alcuni pezzi dei Nirvana e dei Pearl Jam. In particolare, il timbro di voce di Rossdale sembrò voler ricalcare quello diEddie Vedder, approfittando delle affinità.  I riff di chitarra di Little Thing sembrano ripresi da Smells Like Teen Spirit, superando abbondandemente i limiti del plagio. un disco privo di originalità che sa approfittare dell’emozione per il suicidio di Cobain ma che meriterebbe di restare in quell’anonimato dal quale i Bush erano usciti. Ma il numero di fans aumentò vertiginosamente in pochi mesi, grazie anche all’esposizione mediatica fornita al gruppo da riviste come “Rolling Stone” e “Details”.Terminato il tour di “Sixteen Stone” (maggio 1996) con due memorabili concerti a Red Rocks, i Bush cominciarono subito a lavorare al secondo album “Razorblade Suitcase”. Si avvalsero dell’esperienza dell’ingegnere del suono e produttore Steve Albini ed incisero i tredici brani del disco nello Studio Due di Abbey Road.L’album debutta direttamente al primo posto della classifica di “Billboard” nel novembre del 1996, spinto dai singoli “Swallowed”, “Greedy Fly” e “Cold Contagious”. IL successo non si ripete ma le critiche sì.

Pubblicato da musicheculture

Musicheculture, sito di informazione, storia, attualità e cultura musicale diretto Giuseppina Brandonisio,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.