In “Qui ci vorrebbe John Wayne” è espresso soprattutto il sentimento dell’antipolitica, tra disillusione ed esasperazione, con i potenti che in questa canzone vengono associati metaforicamente a supereroi negativi e attaccati ai soldi e alle “poltrone” e le citazioni di personaggi altrettanto discutibili e nefasti che hanno segnato la storia nazionale più recente. John Wayne allora diventa quel giustiziere assurto a simbolo del malcontento nazionale: il cowboy capace di risvegliarci dall’incanto di falsi miti e di sogni traditi, l’interprete e, insieme, il risolutore di quella rabbia nichilista e distruttrice che vorrebbe cancellare tutto questo e tornare alle origini di un sentimento autentico e primigenio.
Un buon brano, calato nell’attualità e che non fa sconti a nessuno. “Qui ci vorrebbe John Wayne” allevia il tedio di quella pletora inutile di cantanti(?) alle prese con temi… atematici. Recensione centrata.
Gentile Giuseppina, grazie per la puntuale e gradita presentazione del mio brano “…Qui ci vorrebbe John Wayne”.
Ma è il nipote di Heather Parisi? Comunque carina l’idea dei (cattivi) rappresentanti di questa Italia.
Avete seguito lo scandalo Mose? Farabutti e cialtroni, mentre il popolo non riesce a sbarcare il lunario, loro rubano: “Qui ci vorrebbe John Wayne” davvero. Bravo Parisi.
Qui ci vorrebbe John Wayne? Ma anche Superman, Batman, Superpippo, Spiderman… e probabilmente non riuscirebbero ad eliminare tutti quei nullafacenti di politici sconclusionati!