Sultan Bathery: dal garage all’Oriente

sultan batheryWild, Weird, Nude: tre le parole chiave che dominano il concept album appena pubblicato dei Sultan Bathery. Il trio composto da Giovanni “Boy” (voce e chitarra), Federico “Fred Shankar” (basso) e Matteo “Madnuts” (percussioni) esordisce col suo primo album – che porta il suo nome – dopo aver condiviso il palco con i Pretty Things, il tour con Thee Oh Sees, dopo la partecipazione all’ultima edizione di Primavera Sound. La loro musica, garage, lo fi, ha una piacevole matrice sixties mescolando beat, stoner, psichedelia e sound californiano. Suoni energici e sporchi caratterizzano “Satellite”, “Mirror”, “Purple Moon”; il fuzz domina “Dead Lives”; l’impronta garage marchia pezzi come “Ping of Youth” e “Talk to You”, mentre “On the Run” suona come un sabba ipnotico che precede la chiusura dell’album, melodica, con “So Blue”. “Sultan Bathery” è un disco al quale anche la Slovenly Recordings crede moltissimo: l’etichetta americana è la stessa che aveva permesso l’esordio dei Black Lips e che aveva pubblicato i primi singoli (usciti nel 2012) e un EP (“Fireworx” ) dei Sultan Bathery che lo scorso 10 maggio hanno portato il loro garage sul palco del Rude Club di Roma dove, fra un dj set e una festa d’apertura per il nuovo locale, hanno presentato ufficialmente le canzoni dell’album. Il disco, che esce anche in vinile, ha una copertina orientale ispirata al sultano Tipu; ai colori dell’India hanno ispirato in parte anche il loro nome.

Pubblicato da musicheculture

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