Gangnam Style: fra il pop costruito ad arte e la “cospirazione comunista”

Ieri, in casa di alcuni parenti, osservavo i più piccoli della famiglia intenti a cantare e ballare. «Ho ragione di credere che questa canzone che si chiama Gangnam Style, dell’artista coreano PSY, sia una danza inventata a posta per farci il lavaggio del cervello intelligente e che il brano sia stato commissionato dai comunisti coreani, o almeno, dal governo coreano in collaborazione con gli “Illuminati”, in un complotto per trasformarci tutti in dei ritardati mentali». Qualche tempo fa leggevo queste affermazioni su un blog dal titolo “Question Everythig?”, che tratta di cospirazioni: cospirazioni umanitarie, cospirazioni razziali, cospirazioni musicali. Che Gangnam Style fosse un tormentone, anche molto simpatico, è noto a tutti, ma pensare che possa trattarsi in realtà di uno strumento di propaganda politica sembra un’idea originale e surreale. Eppure, l’autore dell’articolo prende la canzone e la smonta pezzo dopo pezzo; ne analizza il video e rivela con particolare meticolosità quel significato subliminale e simbolico che si nasconderebbe dietro la danza di Psy ed il suo gruppo di ballerini: mossa dopo mossa, fotogramma dopo fotogramma, ogni gesto degli attori nel video sarebbe calcolato e avrebbe lo scopo di comunicare un messaggio molto preciso. Persino nel nome dell’artista che ha lanciato questo successo mondiale, il blogger (un canadese) legge l’anagramma della parola “spy”. Come tutte le canzoni pop dal grande successo, è indiscutibile il fatto che le immagini del video che accompagnano questo brano abbiano un forte impatto sul pubblico. Tutti i “tormentoni” che si rispettino, di solito, diventano dei successi mondiali, perché vengono abbinati ad un nuovo ballo, magari ad uno stile o ad uno strambo e originale atteggiamento con i quali gli ascoltatori possono identificarsi e sentirsi coinvolti. Il Gangnam Style è un pezzo schiettamente “pop”, costruito ad arte per essere tale, ed il suo successo è letteralmente esploso ovunque, tanto che tutti, di tutte le età, penso che abbiano ormai provato, almeno una volta, ad imitarne la coreografia, a divertirsi a ballare il Gangman Style durante una festa, oppure che si siano lasciati trascinare dalla leggerezza e dal ritmo del pezzo, che abbiano prestato attenzione all’ aspetto più simpatico e divertente, di questo connubio tra musica, danza e immagini, che è decisamente immediato, e reso “universale” anche dalla de-localizzazione territoriale che è stata voluta per il video: Che tu sia in Corea o in America, al centro commerciale, in piscina, in ascensore o in un vagone della metropolitana, il Gangnam Style lo puoi ballare ovunque. E non importa quale sia la tua età, il tuo paese d’origine, la tua cultura, la tua lingua (“gangnam”, per tutti in non coreani, è una parola nuova, coniata a posta perché sia universalmente ricordata, come nella miglior tradizione di quel “nonsense” che fece la fortuna del rock’n roll e del pop): se balli e canti questa canzone, entri a far parte della “tribù” del Gangman Style. Però, in questo sconfinamento, in questa “universalizzazione” del pezzo, il blogger di “Question Everythig?” vede un piano deliberato per colpire le masse: «Ovunque io vada, questa canzone è in riproduzione, e tutti stanno imparando questa danza. Sembra che ci sia un qualche tipo di messaggio subliminale comunista impiantato nel video musicale, e vuole risucchiare il nostro cervello! ». Il blogger canadese spiega che molti credono che PSY, ballando, imiti, le mosse del Taekwondo o che, al massimo, possa suggerire il WTF (l’acronimo dell’espressione inglese “What the fuck?”, che, nel gergo di Internet, si usa per rappresentare qualcosa di cui non si conosce bene la natura e che, in un italiano un po’ più concio tradurremmo come: “ma che cos’è?”); secondo altri, molto più semplicemente, quella di PSY è una parodia dei LMFAO (il duo electro-pop di Los Angeles formato dai due rapper che sono anche il figlio e il nipote di Berry Gordy, il produttore discografico della storica Motown) ma, secondo il nostro esperto di cospirazioni musicali, nel prodotto gangman style ci sarebbe molto altro: il layout e il colori del video, quel modo di tenere le braccia incrociate durante la danza, ricorderebbero i simboli della setta segreta degli “Illuminati” (che vorrebbe creare un nuovo ordine mondiale, ovviamente); nella musica: anche le frequenze delle note sarebbero “subliminali”. Quelle inudibili al nostro orecchio colpirebbero il nostro “corpo mentale” e la nostra anima, senza che il nostro corpo fisico se ne renda conto, essendo comunque la coscienza limitata da tutto ciò che possiamo percepire coi nostri sensi. Il blogger, in sintesi, afferma che questa canzone sia un atto di «distorsione della mente attraverso musica di merda». Probabilmente, tra i vari “effetti collaterali” provocati da certi “tormentoni pop” dovremmo includere anche un certo potenziale paranoico e cospirativo.

Pubblicato da musicheculture

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16 Risposte a “Gangnam Style: fra il pop costruito ad arte e la “cospirazione comunista””

  1. […]   Anche lei si trasforma in una “cavallerizza virtuale” per ballare il Gangnam Style. RollingStone Magazine segnala la performance della signora Ciccone che balla e canta insieme a PSY […]

  2. >Pardon, mi risulta che Gangnam (più precisamente Gangnam-gu) sia uno dei distretti che compongono la città di Seul, in Corea Del Sud, ed ecco la spiegazione al titolo della canzone. Inoltre, si scrive Gangnam, non GangMAN come descritto nell’articolo… prima di scrivere cazzate senza senso non sarebbe meglio informarsi? D’altronde con tutti i pecoroni che ci sono in giro mi pare quasi naturale incontrarne uno che proclama la sua totale incapacità mentale in rete……………………

  3. Ma chi è questa pecorona insulsa che si permette di entrare in questo blog con tanta arrogante spavalderia a dare dell’incapace mentalmente a qualcuno? Lo capisce anche un cieco che gangMan style è un errore di ortgografia (il tasto M è stato premuto al posto di quello accanto, N)!
    E poi: gangnam-gu che?
    Gangnam style è un termine inventato: mezzo coreano e mezzo inglese, da tutti percepito come un tormentone non-sense: non hai bisogno di conoscere il coreano per farti prendere da questa canzone. E il suo successo me ne pare la dimostrazione.
    Giusy, una raccomandazione: attenzione all’ortografia che il web è pieno di idioti inaciditi e scontenti della loro esistenza al punto che devono dare segno della loro “insufficienza” insultando il primo che capita.
    E comunque, per la cronaca (e per gli analfabeti come l’acido/a di cui sopra): io nel post leggo: Il blogger canadese, come molti, crede che…
    Da ciò deduco che le “cazzate” (che linguaggio volgare, che lessico limitato, sic!)le abbia scritte il canadese e non chi lo cita qui.

  4. Ruvido, ti prego di non insultare i miei ospiti. Mi fa piacere che il mio articolo abbia attratto l’attenzione della nostra amica e la ringrazio per il tempo che ha speso nel voler lasciare un suo più che legittimo commento. La libertà espressiva è la regola di questo blog ed io cancello solo gli insulti rivolti a terzi o parole che possano urtare la sensibilità dei miei lettori.
    I luoghi comuni su gangnam style sono tantissimi. Il titolo della canzone viene percepito come un non-sense al livello internazionale (ma anche come “cospirazione comunista, danza dai significati subliminali, ecc), perché è così che il tormentone funziona e perché non tutti possono sapere che esiste un distretto di Seul chiamato Gangnam – gu. Ripeto: i significati attribuiti a questa canzone sono tantissimi. E magari la nostra amica potrebbe tornare a suggerircene degli altri.
    Cercherò di seguire il tuo consiglio sull’ortografia (soprattutto se ciò servirà a non evidenziare i limiti sociali e nelle conversazioni di chi approccia questo blog in maniera spavalda), ma non ti prometto nulla: la scrittura frettolosa e il multitasking (a volte elaboro e scrivo 2 testi contemporaneamente) sono la mia colpa. Chiedo venia e un po’ di elasticità mentale nella lettura. 🙂

  5. Che bella Seul con tutti i suoi GU! Ho sempre desiderato fare la maestrina di geografia: un po’ per mettere tutti in riga, un po’ per vedere come sarei stato con le tette 😀

  6. e comunque “gangnam” non è una parola ma una trascrizione fonetica (in caratteri occidentali) del nome di un distretto di Seul (강남구) che, come tutte le parole di origine asiatica, viene tradotta alla meglio a partire dalla pronuncia. Questa parola, in effetti, non esiste ma non possiamo evitare di tradurla come Gangnam. 강남구 significa letteralmente “a Sud del fiume”. Gangnam è obiettivamente una parola inesistente ma diventata universalmente nota perché ha dato il titolo alla canzone più ascoltata e ballata al mondo. Perfino Ban Ki Moon l’ha definita “universale”. E poi, quelle secondo cui il nostro corpo psichico (cioè la nostra anima) verrebbe colpito da vibrazioni/elementi sovrannaturali che i nostri sensi non possono percepire non mi sembrano tanto assurde. Cioè: esisterà dell’altro nella natura oltre quello che il limite dei nostri sensi ci permette di percepire?
    Sbaglio o sono proprio alcuni musicisti fedeli all’alta fedeltà e alla purezza del suono a credere che la compressione, eliminando tutte le frequenze inudibili, spogli la musica di tutti quei suoni che non possiamo ascoltare ma che ci colpiscono comunque al livello incosciente o “spirituale”? Il sovrumano, il sovrannaturale, in fondo, non può essere che questo.
    Sarà un po’ sciroccato il canadese, però… 🙂

  7. C’è da aggiungere che l’identità del suono, il ritmo incalzante e ossessivo di questo rap, la ripetizione, insomma, produca un effetto di svuotamento di senso. La canzone è estraniante e allo stesso tempo stimolante. E’ molto istintiva. Perciò funziona secondo me.

  8. cioè mi correggo:
    공 노선
    questo è l’ideogramma delle palle rotte, infrante.
    Prima di postare il commento inserire il codice captcha,
    che è il seguente: 2vff.
    Un saluto e 2vff all over the world

  9. Sarà colpa della febbre e del mal di testa che ho ma, non ti capisco… Non sono molto in forma e mi è successa una cosa orribile: per la gioia di voi antifacebookiani, vi comunico che in modo indiretto un mio contatto mi ha dato dall’approfittatrice. Un imprevisto mi ha convinto che quelle parole (scritte circa una settimana fa, si riferissero a me.
    Ai ai ai che dolore!!!
    Tossisco che sembro un motore che stenta a partire: l’analogia mi si addice 🙁
    ok: non se ne può più del gangnam style 🙂

  10. Sono d’accordo: questo è un concetto di cui ho scritto anch’io, nel libro dedicato ad Edgar Allan Poe (Suoni e Fantasmi)

  11. Se il tuo è un modo per mandare a quel paese qualcuno… spero che non mi riguardi…
    Il mio desiderio di mandare al diavolo qualcuno dura il tempo di un attimo: il tempo necessario per generare quella sensazione di distacco e di allontanamento che ti permette di farti scivolare tutto addosso, nell’indifferenza.
    Te l’ho detto che ho incontrato su facebook qualcuno che ha pensato che io volessi fregarlo?
    Quando l’ho capito, non ho avuto nemmeno il tempo d’arrabbiarmi per questo pregiudizio scemo: avevo già superato, perché non sono rancorosa.
    Però tu non approfittare della mia panzienza eh?!
    Apri il tuo cuore. Riempilo di letizia e di tenerezza. Peace, Love & Rock!

  12. ma no, no: non c’entri tu! Era solo una contrarietà politica. Pensavo: dopo il “Vaffanculo Day”, se nascesse il partito “Vaffanculo Italia” diventerrebbe una grande coalizione, bipartisan e pragmatica… Non mi dite che non è vero che i governi degli ultimi 20 anni non hanno saputo mandare alla malora il paese. Ecco: Vaffanculo Italia sarebbe il primo partito che riuscirebbe a realizzare il suo programma.
    (poveri noi!!!!!)
    CIAO 🙂

  13. e adesso ci riprova col nuovo singolo a ripetere il successo di gangnam style ma forse psy ha già stancato non credete?

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