Per chi si è perso la festa

per_chi_si_e_perso_la_festa_musicheculturePer chi si è perso la festa, perché questo è stato l’energico, coinvolgente, prorompente concerto di Bruce Springsteen a San Siro, ringraziare per l’esistenza di youtube oggi è il minimo… Dopo una discussione partita su facebook coi miei amici blogger, finora riservata soltanto a quelli che, come me, se ne sono rimasti a casa, ho fatto un giro un po’ di qua e un po’ di là nel web per cercare di carpire un po’ di quella magia, soprattutto dagli articoli di giornale che, meglio degli altri, avessero saputo prendere – noi amanti consumati dalla passione per il rock – e condurci direttamente dentro quello stadio!!! Non tutti sono stati capaci di restituire l’intensità di quella magia: per una questione di punti di vista. Qui ho trovato una descrizione di Springsteen che sembra anche la più autentica di tutte. Uno springsteen che suda, si muove, salta, canta – anche se non più con la grinta di un tempo – e che non si risparmia. L’articolo di Fabrizio Basso è molto bello; quello di Repubblica è una conferma, per la visione del giornale presso i suoi lettori più fedeli e nei confronti dell’artista; quello del Sole24Ore ha messo in evidenza anche gli aspetti economici (e non avrebbe potuto essere altrimenti), ricordando che l’arrivo di Springsteen a Milano, tra I.V.A. e S.I.A.E. ha portato ricchezza alle nostre casse nazionali. Lui però, Springsteen, fortunatamente non ha bisogno di alcuna mediazione. L’emozione arriva alla gola e il brivido sotto la pelle. E’ immediata, unica, familiare eppure sempre nuova e ricercata. E arriva sempre. Anche se il rocker oggi è invecchiato e quando canta una delle sue canzoni più “pop” che io avevo sempre detestato, come Dancing in the Dark”. Qui ve lo propongo nelle canzoni celebri tratte dal concerto , poi nella versione di the River” di Milano, il 7 giugno 2012 L’audio è pessimo. La voce un po’ giù, ma è sempre Springsteen. Qui gioca con una sua sagoma di cartone Jack of all Trades, dedicata ai terremotati dell’Emilia Romagna: “questa è una canzone dedicata a tutti coloro che stanno lottando” – ha detto, esprimendosi in un discorso tutto in italiano.

SCALETTA BRANI

“We take care of our own”; “Wrecking ball”; “Badlands”; “Death to my hometown”; “My city of ruins”; “Spirit in the night”; “The E Street shuffle”lo trasforma in un predicatore; “Jack of all trades”; “Candy’s room”; “Darkness on the edge of town”; “Johnny 99”; “Out on the street”; “No surrender”; “Working on the highway”; “Shackled and drawn”; “Waiting on a sunny day”; “Promised land”; “The promise”; “The river”; “The rising” e “Radio nowhere”; “We are alive”; “Land of hope and dreams”; “Rocky ground”; “Born in the U.S.A.”; “Born to run”; “Cadillac ranch”; “Hungry heart” e “Bobby Jean”; “Dancing in the dark”; Sfido chiunque a fare come il Boss…. prima d’intonare “10th avenue freeze out”; “Glory days”; “Twist and shout”.

Pubblicato da musicheculture

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7 Risposte a “Per chi si è perso la festa”

  1. “emozioni familiari eppure sempre così nuove e ricercate”.

    Hai ragione: scrivo ed ascolto questa versione di BORN IN THE USA che hai postato e penso che Springsteen sia e sia stato epico anche a Milano. A parte la curiosità di sentire i milanesi cantare tutti all’unisono che “sono nati negli Stati Uniti”, questa canzone è un capolavoro. Bruce se ne infischia dell’audio pessimo; dopo 28 anni si sente che ci crede ancora e la urla con tutta la forza che ha in corpo. Sono sbalordita, stordita, meravigliata ed estasiata. Lui è un vero rocker. E’ il senso del rock. Ne è l’incarnazione. Avrei voluto essere lì anch’io.

  2. Qualcuno questa mattina mi ha scritto che il rock, in fondo, è anche un po’ retorico. Ma, nel caso di Springsteen, io non lo penso affatto, perché – nonostante l’idea che Springsteen come re del rock ormai viva ed abbia senso solo su un palco e a contatto con il suo pubblico, sia di moda – l’emozione che si sprigiona in quella situazione è autentica. L’intensità dell’impatto con quella musica, con l’atmosfera generale, non può essere resa a parole senza subire una semplificazione. Born in the usa è stata la canzone più commerciale del Boss. E’ uno status symbol. Ma a differenza di tante altre canzoni che hanno le stesse caratteristiche, incarna lo spirito del tempo (sfruttando anche il linguaggio delle immagini, perché erano gli anni 80) anche se Bruce, da vero rocker alle mode è sempre stato indifferente. Le sue canzoni hanno tutte un impatto emotivo forte, anche le meno orecchiabili. Ogni suo disco serve per esprimere concetti idee. Qualcuno oggi lo paragona a Dylan. Ma io penso che sia più vicino a Woody Guthrie.
    Il rock di Springsteen insomma è ancora genuino. E’ intenso, è fisico e supera i limiti dell’età. Non è abituale vedere un uomo di 63 anni che ha ancora tutto quel fiato. Per non parlare poi del fatto che a me l’armonica di The River fa sempre lo stesso effetto: è familiare, ma è come se l’ascoltassi per la prima volta.

  3. Sì, condivido il fatto che l’impatto emozionale con la musica del boss, dal vivo, sia autentico anche se non credo che sia necessario sprecare fiumi di parole (o pagine di giornale) per dire questo. Comunque: grazie per i video e soprattutto per la segnalazione dei due articoli. io purtroppo, appassionato di Springsteen, non ho trovato i biglietti.

  4. Grazie. Ma grazie a te! E’ un onore avere un lettore così preparato, aperto, critico ed intelligente:è qualcosa che mi stimola a fare sempre meglio (e penso che tu ignori ciò) anche nel lavoro. Ieri è stato faticoso caricare 32 video contenenti l’intero concerto. Avrei voluto scrivere molto di più sul concerto ma proprio non ce la facevo 🙂
    Ad ogni modo andava sottolineato il fatto che Springsteen, con le sue canzoni ed i suoi discorsi così appropriati, abbia deciso di dedicare il concerto alla crisi economica. Ma senza fare proclami ufficiali. E’ un elemento significativo che è sfuggito a molta della cronaca che ho letto e che invece va sottolineato, perché questo aspetto ha veramente unito tutti (italiani e americani),e commosso, soprattutto quando ha parlato del terremoto. Nell’aria non c’era un filo di retorica o di cieca venerazione. E’ vero anche che il concerto è stato fatto di piccole cose semplici (e se l’hai ascoltato per davvero, non è difficile descriverlo 8) ) e Clemons (il nipote), anche lui al sax, si è beccato l’ovazione e gli applausi che il pubblico ha dedicato al ricordo dello storico componente della E-street Band scomparso. Con “Dancing in The Dark” gli organizzatori hanno pensato di rievocare in parte il video della canzone: una ragazza (che aveva il pass)è stata chiamata a ballare sul palco (è nell’unico video che io non ho inserito e che si vede allegato all’articolo del giornalista del secoloXIX). Non sarà stato il concerto del secola ma è indubbio che si sia trattato di un’esperienza bella e unica. In quanto ai concerti rock di quella portata, a parte gli scenari presenti, non ancora pensato di scrivere qualcosa su quelli che ritengo che saranno gli sviluppi futuri: perché non lo fai tu?

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