Un omaggio agli ultimi e alla musica colombiana segna il ritorno di Stromae

Dopo cinque anni d’assenza dalle scene musicali ecco il ritorno di Stromae, che pubblica un singolo, preannuncia l’uscita di un nuovo album ed un tour che lo vedrà in Italia il 20 luglio 2022 all’interno del Milano Summer Festival all’Ippodromo Snai di San Siro. Santè, che in francese vuol dire “alla salute”, è il nuovo brano che il cantautore belga di origine ruandese ha pubblicato lo scorso 21 ottobre: un omaggio alla musica colombiana e agli ultimi, i dimenticati, coloro per i quali nessuno solitamente alza i calici. E così Santè, fondendo i ritmi della cumbia e le sonorità elettroniche, si fa brano di critica sociale parlando delle persone più umili ed umiliate della società, come Rosa, Alberto, Celine, che sono cameriere, inservienti e guardarobiere nei locali o alle feste degli altri.

Et si on célébrait ceux qui n’célèbrent pas? Pour une fois, j’aimerais lever mon verre à ceux qui n’en ont pas Che vuol dire: E se celebrassimo quelli che non festeggiano? Per una volta, vorrei alzare il mio calice per brindare a coloro che non ce l’hanno. Insieme alla canzone è stato pubblicato il video diretto da Jaroslav Moravec e Luc Van Haver nel quale si vedono alcuni lavoratori sul proprio posto di lavoro: un ufficio, un peschereccio, un ristorante. Il filo conduttore che accomuna le diverse scene è che questi interrompono lo svolgimento delle proprie mansioni per mettersi a ballare, seguendo i passi che Stromae mostra loro. Insomma, un ritorno in punta di piedi per l’artista, autore, performer, produttore, designer e regista, nonché sulla punta dei piedi, come notoriamente accade nei suoi live e con questa voglia di ballare a tutto spiano che emerge sempre con disinvoltura e, in questa canzone, con lo scopo di rendere protagonisti chi non conquista mai la scena. Del resto, Stromae è noto per affrontare tematiche sociali nelle sue canzoni. Molti ricorderanno che Papaoutai (“Papà dove sei?”) è la canzone che Paul van Haver (questo il suo vero nome) dedica a suo padre, architetto di etnia tutsi rimasto ucciso nell’aprile 1994 durante il genocidio del Ruanda quando lui aveva nove anni. In più interviste Stromae racconta di aver visto il padre solo una dozzina di volte. La madre, fiamminga, lo ha cresciuto insieme ai quattro fratelli e a una sorella, utilizzando come prima lingua il francese. Nel 2009 pubblica il suo primo album, Cheese, che affronta temi quali l’amore non corrisposto, la violenza, l’estate e la fede. In Racine carrée, del 2013, i temi più ricorrenti si fanno più seri e impegnati: l’alienazione da social network è raccontata in Carmen, il cancro in Quand c’est ?, i problemi di coppia in Tous les mêmes, l’emarginazione sociale e l’alcolismo in Formidable, la malattia in Moules frites, i drammi familiari ed autobiografici in Papaoutai e la denuncia dell’indifferenza della società riguardo a razzismo, sessismo e omofobia in Bâtard. Una vena compositiva assolutamente geniale che Stromae esibisce anche sul palco del Festival di Sanremo nel 2014 o quando firma la colonna sonora del film Hunger Games: Il canto della rivolta, di Francis Lawrence, solo per citare due suoi successi e non le innumerevoli collaborazioni e i milioni di copie vendute coi suoi album. Ritiratosi dalle scene per curare ansia ed attacchi di panico causati anche da alcuni farmaci contro la malaria, oggi Stromae ritorna in piena forma creativa, deciso a bissare i successi passati e a superarli con l’originalità e la profondità delle sue canzoni: Santè!

Pubblicato da musicheculture

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