Fabri Fibra: libertà dalla censura o dalla violenza verbale gratuita?

fabri_fibra_guerra_e_paceLeggo con stupore l’articolo che  Nadia Somma e Mario De Maglie scrivono per ilFatto Quotidiano. Mi stupisco perché, dopo la notizia dell’esclusione del rapper dal Concerto del Primo Maggio, i due giornalisti hanno deciso di abbandonare l’imparzialità in nome di una ben argomentata lamentela contro il conformismo italiano: quel nostro “politically correct” che solitamente ci fa apparire dei provinciali, retrogradi e, in qualche modo, ottusi.  Una lettura originale, una voce “fuori dal coro”, invece, ha sempre il merito di scuotere il dibattito e di spingere alla riflessione: Fabri Fibra canta la violenza contro le donne: sì. Ma come? Quale manifestazione di “bacchettonismo” si vede nel decidere di non ammettere uno dei più affermati ed apprezzati rappresentanti di un genere musicale che, da sempre, fa i conti con la censura? La ragione di questa scelta sta nei messaggi “misogini, sessisti e razzisti” che Fabri Fibra (Fabrizio Tarducci, di Senigallia) trasmetterebbe attraverso le sue canzoni. Il pretesto per poterlo escludere da un palco così nazional-popolare (che per popolarità è secondo soltanto a quello del Festival di Sanremo) è stato offerto da due canzoni in particolare: “Venerdì 17” e “su le mani” che l’associazione Di.re. (Donne in rete contro la violenza) reputa diseducative: “testi carichi di stereotipi contro la donna, humus da cui si genera la violenza”. Quando in Italia ci si trova costretti a scegliere quali diritti salvaguardare, l’attenzione si rivolge sempre a quei soggetti più bisognosi di tutele: come i minori.  Discutere di estetica, della validità dell’arte e della qualità delle canzoni di Fabri Fibra nell’ottica di concetti come la libertà d’espressione o come l’efficacia dei messaggi espressi da un’opera (come se l’artista talentuoso fosse quello che riesce a farsi comprendere immediatamente, a lasciare il segno, a creare rotture e ad allargare le prospettive del senso comune) diventa pura “filosofia” di fronte al rischio dell’emulazione, dell’esaltazione o della trasmissione di modelli sbagliati a persone (come gli adolescenti) che non hanno ancora completamente formato la loro personalità. Altrettanto problematico (e a tratti agghiacciante, secondo me) è l’ essere costretti a temere che perfino i maschi adulti possano legittimare la mentalità e i comportamenti violenti, misogini e razzisti soltanto perché “come in un film di Quentin Tarantino” (il paragone è dello stesso Fabri Fibra, che si sente ora un incompreso), quei testi vomitano violenza, brutture e volgarità che appartengono al mondo reale, senza che chi le racconta in modo così crudo e disinibito assuma una posizione particolare.

Ed è questo il punto: Fabri Fibra, per difendersi dalle accuse, ammette: “Il rapper non prende una posizione sulla canzone che scrive: è l’ascoltatore che è costretto a riflettere e a prendere una posizione”. Credo che con questa affermazione il rapper abbia commesso l’ errore che gli è costato caro: prendere le distanze dalle sue canzoni, neutralizzando (nel bene e nel male) qualunque significato (negativo o positivo sulla violenza di genere) dei suoi testi. E’ come se dicesse: queste sono le canzoni. Adesso: decidete voi cosa trovarci dentro. Ecco allora che qualcuno si è chiesto: ma chi sono questi “voi”? Il pubblico di Fabri Fibra oppure anche le donne, i bambini, gli omosessuali che presumibilmente compongono il pubblico che guarda il Concertone? E’ così che l’auto-difesa di Fabri Fibra si trasforma in un bel gesto di de-responsabilizzazione dall'”arte musicale” che egli stesso crea e diffonde.

E’ stata una gran brutta gaffe,  soprattutto perché le canzoni che l’associazione Di.re gli ha contestato sono datate (“Su le mani” è del 2006 e “venerdì 17” è del 2004) e probabilmente Fabri Fibra non le avrebbe neppure cantate al concerto del Primo Maggio, avendo da poco pubblicato il nuovo album: Guerra e Pace è già “disco d’oro” ed è uscito in febbraio.  Tra le altre canzoni contiene  “Bisogna scrivere” in cui Fibra “rappa”  sull’importanza di scrivere e di credere nei sogni e fa tutto questo  senza pronunciare nemmeno una parolaccia.

Non sono qui a schierarmi pro o contro le  qualità artistiche e comunicative del rapper anconetano: sto solo pensando che la “censura preventiva” sia stata intempestiva e pretestuosa. La “precauzione”  è  stata presa perché gli organizzatori del concerto hanno affermato: “Non è nei nostri poteri rifiutare le indicazioni che ci arrivano dai sindacati” (alludendo alle diverse associazioni sindacali che Di.re  aveva sollecitato nei giorni scorsi affinché si attivassero per impedire a Fabri Fibra di partecipare alla manifestazione) e perché, credo, nessuno si è fidato  dell’intelligenza di Fibra nello scegliere i pezzi più adatti al tipo di pubblico che avrebbe affrontato salendo su quel ppalco in Piazza San Giovanni.

Pubblicato da musicheculture

Musicheculture, sito di informazione, storia, attualità e cultura musicale diretto Giuseppina Brandonisio,

15 Risposte a “Fabri Fibra: libertà dalla censura o dalla violenza verbale gratuita?”

  1. Ma tu, Giuseppina, rispondi alla domanda: conoscendo le “qualità artistiche e comunicative” di Fabri Fibra… davvero lo ritieni capace di adeguarsi al contesto del 1mo maggio?

  2. Penso che Fabri Fibra non abbia molti argomenti a suo favore: dire che lui, nelle canzoni, si limita a raccontare solo ciò che vede e non esprime ciò che pensa è comodo e stupido. Fabri Fibra si lamenta: “sono stanco di essere descritto come un violento” dice, eppure parole schifosamente squallide e violente sono proprio quelle che diffonde. La sua violenza verbale è un dato di fatto. FARE SCHIFO a PAROLE, ingiuriare ed offendere alcune categorie di persone (donne, omosessuali…), A PAROLE, per poi giustificarsi e dire: “ma io descrivo quel che vedo e non sono coinvolto in quel dico”, è l’alibi perfetto per chi, come lui, sfrutta certi linguaggi e contenuti per avere successo – amplifica questo schifo, con profonda intenzione e consapevolezza (cioè fa una scelta ben precisa, per quanto si ostini ad affermare il contrario) -, gode di tutti i vantaggi (economici e non solo) che la fama comporta e poi sfugge ad ogni responsabilità quando qualcuno gli ricorda che, in nome della sua libertà d’espressione artistica, sta aggiungendo schifo ad altro schifo, lo sta amplificando nella maniera più acritica e deleteria. Non è vero che Fabri Fibra è contro la violenza sulle donne: non sarà favorevole ma, nel suo “trattamento acritico della materia violenta”, che impasta per far canzoni, soldi e successo, non AFFRONTA la realtà, non la denuncia, non la contesta né l’avvalla. Fabri Fibra, artisticamente, non esprime alcunché. Lui è solo un rapper che s’illude di “accendere i riflettori dove c’è il buio” (ma a me risulta che far emergere realtà orrende sia compito, prima di tutto, degli investigatori) ma, in realtà, è soltanto un elaboratore di rime tendenzialmente baciate che fa dire all’io narrante delle sue canzoni che (lo schifo e la violenza verbale mi costringono a ricorrere ad una parafrasi, perché anche dei minorenni leggono il mio blog) una tipa… se non cede ad una determinata concessione… fa la fine delle vittime di Pacciani. E’ un rapper che di tutto ciò è felice e che gode del successo che quello schifo di PAROLE gli porta. Ecco perché parlavo di sciocca DE-RESPONSABILIZZAZIONE, di gaffe di FF.
    Perché sia ancora più chiara la questione del rapporto tra pubblico e contenuti: nemmeno dal punto di vista contenutistico penso che Fabri Fibra abbia molte frecce al suo arco: il concerto del 1° Maggio, per quanto possa proporre artisti spesso mediocri e un po’ fuori contesto, ha ancora un significato particolare: è un luogo in cui si affrontano le problematiche del lavoro; un contesto nel quale si rimettono i discussione i modelli sociali; una festa in cui si fa “community”. Un posto in cui si mette in moto il cervello e si esercita quel certo PENSIERO CRITICO del quale Fabri Fibra sembra essere carente: non perché lo dica io ma lui stesso: lui non canta ciò che pensa: si limita ad accendere i riflettori sulla realtà più squallida che conosce. A che scopo? per superarla? Contestarla? Cambiarla? No. Per farci il rap. Tutto il resto gli è indifferente.

  3. Fabri Fibra non ha avuto la possibilità di scegliere cosa cantare al concerto (ammesso che alcune sue canzoni possano adattarsi ai temi del 1° Maggio) e la giustificazione di Di.re appare grossolana (perche ha additato 2 brani molto vecchi) ma non è infondata (dal punto di vista socio-culturale) ma, anche da un punto di vista musicale, a me non sembra che Fabri Fibra abbia molto da dire. In realtà vorrebbe ma… probabilmente non ci riesce. Il suo linguaggio è scioccante e parla agli istinti: è paralizzante, sia per l’intelligenza, sia per le emozioni (piacere, gioia, divertimento). E allora la sua “levatura artistica” finisce col perdere senso, valore, la ragion d’essere: senza una presa di posizione, senza un messaggio da veicolare – soprattutto nelle canzoni – quelle parole sono fini a sé stesse. Squallide, futili, violente parole, espresse, amplificate e diffuse da chi, A PAROLE, diventa squallido, violento e artisticamente inutile.
    Altro che censura e “MinCulPop” (l’ha detto Jovanotti)!

  4. Quindi mi stai dicendo che Fabri Fibra, da artista, sbaglia a non prendere una posizione in quello che canta?
    Che delegittima il significato delle sue canzoni quando afferma che lui non canta ciò che pensa? Cioè Fibra trasferisce soltanto violenza fisica e verbale da un posto all’altro? @_@

  5. Fabri Fibra ha preso le distanze da qualunque forma di violenza fisica e verbale dei confronti delle donne. Però, la violenza verbale, la esprime, canta diffonde e ci fa spettacolo (è il colmo). Magari, riflettendo un po’ di più, il rapper potrebbe sfruttare meglio il suo potenziale e crescere artisticamente: c’è sempre tempo: anche per esercitare quell’intelligenza comunicativa necessaria a non produrre danni per quello che vai dicendo in giro insomma… 😉
    Io pendo per la libertà di non subire aggressioni verbali. Non ammetto censure quando si vuol mettere a tacere qualcosa che ha valore e importanza.
    La “censura preventiva” appare pretestuosa se si considera tutto ciò che Fabri Fibra ha fatto nel corso della sua carriera e intempestiva (perché si rivolge a canzoni passate); Fabri Fibra ha sempre sostenuto il ruolo di rejetto (chi vuol essere Fabri Fibra? qui la gente mi schifa….), fuori dagli schemi, dell’asociale, del coatto, ecc: del rapper. Esprime emozioni, mentalità da rapper con uno stile personale. Tantissimi si identificano nelle sue canzoni. E’ un cantante di successo che però prende degli enormi scivoloni dialettici!
    Non potendo salire sul palco del primo maggio (per mancanza di fiducia degli organizzatori e/o della capacità di adeguarsi ad un contesto popolare e particolare del concerto), adesso sfrutta la censura a suo vantaggio, ricavandone un enorme battage pubblicitario. Intanto, la promozione di Guerra e Pace continua 😉 la carriera di Fibra, come dicevo, è costellata da cadute di stile abnormi ma credo che a qualunque artista vadano offerte sempre delle possibilità.

  6. Concordo col fatto che Fabri Fibra, non avendo i numeri per salire sul palco del concerto del 1 maggio, abbia rivoltato la faccenda della censura a suo vantaggio. D’altronde, come dici tu, l’esclusione è pretestuosa. Se vogliamo riconoscere al personaggio Fabri Fibra un po’ d’intelligenza, dobbiamo credere che, se si fosse esibito, avrebbe scelto bene i brani del suo repertorio (i più adeguati al contesto). Che poi il rap, da sempre, inneggi all’uso della droga, allo stupro alla violenza, e che per questo lo si censuri, ha ragione Giusy, perciò non mi spiego questa indignazione tardiva delle donne: è sufficiente non lasciare che il Tarducci canti in TV in fascia protetta. Il circuito gangsta-rap-coatto e il concerto del popolo dei lavoratoli non c’entrano nulla l’uno con l’altro però.
    Fabri Fibra non sa parlare: dovrebbe affidarsi ad un ufficio stampa 😀
    In Italia il rap lo capiscono in pochi, è vero, ma prendere le distanze dalla violenza verbale che il rapper contribuisce a diffondere e ad amplificare è scemo. Anche in Italia, terra di cantautori, tutti sono capaci di dissociare il racconto crudo del rapper dalla persona. Solo che se Fibra dice io “riporto” situazioni e non ne sono coinvolto con le mie idee, non si comporta da artista che comunica qualcosa. Si dà la zappa sui piedi. Per il resto, ok: è un gioco delle parti utile alla promozione

  7. no, no. Al contrario: il rap-gangsta-coatto ecc, centra col concertone tanto quanto c’entrano le diverse culture ed espressioni musicali giovanili che si stanno alternando su quel palco. Lì la musica è varia, stratificata, contaminata: siamo già oltre i generi e la world music: siamo nella grlobal music, nel pastiche, nel bricolage, nella riemersione di radici folk e nella riscoperta della musica “di nicchia”. Il rap al 1 maggio non stona affatto. E’ Fabri Fibra che, se avesse avuto una migliore intelligenza dialettica, l’avrebbe spuntata: sia dal punto di vista artistico (riuscendo ad inserire la sua musica in un contesto come quello, che ha un seguito di massa, tanto da giustificare una diretta così lunga; una precisa dimensione valoriale e una proposta musicale abbastanza eterogenea), sia dal punto di vista personale (mostrandosi più abile nel difendere le proprie argomentazioni): di Fabri Fibra non ci si fida. Fibra fa schifo: perché le sue canzoni sono inutilmente oscene e violente (tutte), di scarso valore (cioè a Fibra mancherebbe la capacità di rappresentazione che hanno i rapper in generale), oppure perché al personaggio Fibra piace fare la vittima e il rifiuto e allora persevera nell’oscenità e nell’insulto gratuito per scioccare, eccitare, parlare agli istinti e fingere d’infrangere i tabù?
    Ai postatori l’ardua sentenza 😉

  8. capacità di rappresentazione?
    ma stiamo parlando di fabri fibra mica di un intelletuale!
    Se uno volesse, l’esegesi dei testi di Fibra la può fare ma…
    a parte le parolacce, la misoginia, la volgarità, lo sputo di umori sparsi in mezzo a rime baciate e concetti resi a frammenti, le note biografiche di altisssssima poesia…, le stronz…. nobilitate da una frase sull’attualità (ce la trovi sempre sul finale di ogni canzone, giusto per far finta di “nobilitare” un testo che non dice niente) nelle canzoni), Fabrizio Fibrazio Tarducci, che cavolo dice, che racconta, che messaggio lancia???
    Ai posteri e a posteriori, quelli di Tarantino o Kubrick li cogliamo. Quelli degli altri rapper (contestatori, diretti, forti) li cogliamo. Ma FF, che vuole? Oltre a dire parolacce e sparpagliare umori personali nelle rime senza spessore?

  9. io, da donna, il linguaggio politicamente scorretto di Fabri Fibra potrei anche accettarlo se avesse almeno un senso e una ragion d’essere: la volgarità non funge alla sua capacità di dire le cose in faccia. La misoginia più o meno dichiarata non è quella autobiografica (lui si dissocia dalla violenza verbale contro le donne, dice che non gli appartiene come persona) ma non funziona nemmeno per descrivere una realtà. Sarò io limitata ma tutti i rapper sono violenti, razzisti, misogeni… il solo fatto che il rap italiano di Fibra sia un sotto-prodotto d’importazione americana, un contesto completamente differente, mi fa venire la pelle d’oca. Fabri Fibra vorrei saper dire ma non ce la fa. E’ una mezza calzetta di rapper. La sua violenza verbale e la sua immagine di trasgressore accontentano la gente che in Fibra trova l’espressione dei suoi malumori. D’altronde le parole del personaggio mirtono molte vittime, perché anche le donne s’identificano con quello che dice e sentirtelo urlare in questo modo (le donne si dividono in 2 categorie: le mignotte e le puttane) da fastidio. Di fronte a robe del genere, io non mi metto a riflette o a filosofare sul problema della misoginia maschile: non è questo lo scopo di Fabri Fibra.

  10. quando parli di rap parli di crew. o sei dentro o sei fuori. Quella è una nazione a sè. e le parole del rapper sono l’espressione di tutti quelli che ci si identificano. una persona dall’esterno può dire: ah!Accendi la luce su ciò che rimane oscuro, senza filtri, senza altra forza nel messaggio se non quella di indugiare nei particolari orrendi. come se il telegiornale non parlasse di stupri o come se nessun altro, oltre a lui, avesse un linguaggio così schietto. Ma dai! Che perfino nel confronto con neffa e gli altri italiani ci perde…!
    FF non è capace di farti fare quel salto mentale in più. Quello che ci vuole quando dici le cose papale papale.

  11. Se prendessi un testo di Fabri Fibra e lo leggessi più lentamente…noteresti che “la filosofia” c’è. Sono d’accordo sulla questione dei concetti resi in modo frammentario e dei messaggi che non vengono veicolati con la necessaria efficacia (è ciò che ho sostenuto, indicando in ciò la causa dell’esclusione e della censura) ma stilisticamente Fabri Fibra ha la tendenza a perdersi tra le rime frettolose giusto quando, per inseguire la provocazione (per attirare l’attenzione su di Sé, il razzismo, la misoginia e le descrizioni raccapriccianti gli sono utili e utilizzate in modo molto consapevole) scrive testi sbilanciati: se ci sono più insulti, esprimono meno (e peggio) i concetti). D’altra parte, già da molto tempo Fabri Fibra ha intrapreso una strada più pop. I suoi rap sono diventate canzoni che usano le parole per RACCONTARE. 7 anni fa, Fabri Fibra era molto diverso da come è oggi. Ed io, al Fibra attuale, avrei permesso di partecipare al concerto del 1° maggio. Lasciando al pubblico la libertà di giudizio sul suo profilo artistico. Personalmente disprezzo la sua volgarità e detesto quella sua tendenza alla strumentalizzazione del linguaggio. Tuttavia, penso che uno come Fabri Fibra meriti di continuare a fare musica e di farla sempre meglio. E’ un filosofo, a modo suo. In Italia, terra di cantautori, un po’ filosofi, lo sono tutti i cantanti…. 😉

  12. Con tutti i femmicidi che ci sono…. ci mancava solo la “cultura misogina” delle canzoni di Fabri Fibra, eh Pì?
    🙂

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