Sanremo 2024, cose belle e meno belle

Come ogni anno,  febbraio ha la caratteristica di tenere gli italiani incollati alla TV, alle radio, ai social per guardare, ascoltare, commentare il Festival di Sanremo. Premetto che anche quest’anno non sono riuscita a seguirlo tutto ma, a siprario chiuso, adesso che la settantaquattresima edizione si è conclusa, posso dire che qualche bel ricordo di quel poco che sono riuscita a catturare tra musica e immagini me lo porterò nel cuore. Intanto, la bella (e annunciata… o quanto meno sospettata) vittoria di Angelina Mango, una bella serata dedicata alle cover o ai duetti, Russel Crowe, ospite internazionale intervenuto in veste di cantante, la comicità di Teresa Mannino e di Fiorello, un simpaticissimo Marco Mengoni, un po’ cantante e un po’ attore a intrattenere il pubblico con un siparietto simpatico, e il suo “preserbacino” per inneggiare all’amore libero e sicuro. Cose meno belle e anche un po’ noiose e ripetitive sono state le polemiche intorno al meccanismo di voto, che ha assegnato un più che meritato secondo posto della categoria dei big al trapper napoletano Geolier e si è subito gridato all’imbroglio e canzoni (almeno la maggior parte di quelle che ho potuto ascoltare) che non brillavano forse per originalità (non tutte, almeno) soprattutto le basi e gli arrangiamenti (la canzone di Alfa, per citarne una) di pezzi che hanno prediletto al solito: la melodia sanremere, la trap music, il filone latino  e mediterraneo del pop attuale. Alfa, che duetta con Vecchioni mi ha emozionato per merito di una grande canzone come Sogna ragazzo sogna, che ha acquistato un fortissimo spessore emotivo perché ha pemesso a due generazioni di cantautori d’incontrarsi e passarsi il testimone quando il vecchio dice al giovane: Sogna, ragazzo, sogna/Ti ho lasciato un foglio/Sulla scrivania/Manca solo un verso/A quella poesia/Puoi finirla tu. Geolier ha conquistato i suoi fan e sicuramente, dopo l’esibizione sanremese ne ha acquistato di nuovi. Il suo successo e il suo talento non sono in discussione. Il testo della canzone è bello, peccato che incontri la barriera linguistica del napoletano e perciò non è stato apprezzato da tutti. Paradossalmente, anche molti suoi concittadini hanno storto il naso: i puristi della lingua partenopea, i quali hanno affermato che il napoletano parlato o cantato da Geolier non sia quello originale: questione di gusti e di opinioni, che personalmente accetto e che in parte devo contestare perché il pezzo è buono e la performance di Geolier, durante la serata dei duetti, ha conquistato un meritatissimo primo posto e anche me: il medley di Geolier che canta con Gigi D’Alessio, Luché e Guè è stato uno dei momenti più elevati dal punto di vista interpretativo, come i The Kolors con Umberto Tozzi, almeno per i “vecchi” come me, è stato uno dei momenti più coinvolgenti: la classe non è acqua! Cose assai più brutte, invece, sono stati gli haters scatenati soprattutto contro Alessandra Amoroso e il “Caso Travolta” , alias John, “costretto” (si fa per dire, per duecentomila euro) da Amadeus e Fiorello a ballare il Ballo del qua qua, con tanto di marchio delle sue scarpe in bella vista. La U-power, di cui Jaohn Travolta è testimonial, dice di non saperne nulla, che non ha stabilito alcun contratto commerciale con la Rai,  la quale, a sua volta, ha tenuto a precisare che le inquadrature delle scarpe siano state casuali, come il fatto che, durante il claim, Amadeus pronunciasse lo slogan “Don’t worrie be happy”, che si riferisce al marchio, ma è anche una frase comunissima. Sembrerebbe perciò tutto casuale, anche la partecipazione dell’attore de La Febbre del sabato sera che, dopo le polemiche e quell’esibizione che l’ha sminuito e fatto apparire anche un po’ ridicolo, ha dichiarato d’aver partecipato come ospite a Sanremo perché si trovava a passare di lì e allora si è accordato con la Rai all’ultimo momento… A passare da Sanremo, sul palco dell’Ariston, sono state, comunque, soprattutto le canzoni. Alcune le ho apprezzate per il testo, altre per la musica, altre per l’interpretazione di chi cantava, difficilmente ho potuto mettere le tre cose insieme, se non nel caso di Angelina Mango,  Gahli, Dargen D’amico, Fiorella Mannoia, BigMama, Loredana Bertè, ma -ripeto – non sono riuscita ad ascoltare proprio tutti. Fra testi impegnati e altri un po’ banali, ho apprezzato molto le performances di Annalisa, che si guadagna il terzo posto con un brano, Sinceramente, che sicuramente sarà anche uno dei prossimi tormentoni estivi. Anche nella serata delle cover è stata brava, tirando fuori tutta la sua classe di cantante sul brano degli Euritmics, Sweet Dreams (Are Made of This), in coppia con La Rappresentante di Lista. Sincermente,  è una canzone   ben costruita, ricca di variazioni sul tema e che fa delle citazioni, alcune tratte dal repertorio classico, un sapiente gioco melodico e armonico. Il pezzo consolida la formula vincente di Annalisa che cita e trasforma il vecchio in nuovo, anche attraverso il suo look. Infatti, si presenta in scena con le gambe scoperte e il reggicalze in bella mostra, esattamente come faceva molti anni fa un’altra Lisa: Minnelli. Bellissima, la più bella di tutte, per me è stata Angelina Mango, la vincitrice. La Noia con lei ha il ritmo della cumbia. Un testo interessante, profondo e ben scritto, orecchiabilità, ballabilità. Anche Angelina Mango conquisterà l’estate. Ma mi ha conquistato il cuore, letteralmente commossa, quando durante la serata delle cover ha cantato La rondine, canzone di suo padre, Pino, cantautore indimenticabile, sconosciuto alla nuova generazione, ma riscoperto anche dai più giovani ora, grazie all’esibizione sanremese della giovane cantante. Pochissimo altro ho potuto seguire, ma qui ho riassunto ciò che ho apprezzato di più e ciò che ho apprezzato di meno. Le polemiche sui pezzi impegnati di Durgen D’Amico (che parla di migrazione) e poi di Ghali (che prende spunto dal suo brano, immaginato come se dovesse raccontare ad un alieno come si vive sulla Terra), che vengono addirittura zittiti dalla Rai perché, rispondendo alle domande dei giornalisti, anche nel pomeriggio di domenica, nel corso del programma della Venier, giornalisti hanno rivolto domande e i cantanti parlato di immigrazione, economia, discriminazione e guerra. L’ambasciatore israeliano in italia non condivide le parole di Ghali e addirittura gli invia un telegramma. La Venier si scusa e legge anche un comunicato della dirigenza del primo canale della Tv di Stato. L’artista ribadisce che la  musica gli serve per esprimere il suo pensiero e anche i social, dove da sempre si schiera contro la guerra e i genocidi, soprattutto di bambini. Insomma, certe discussioni pare che non piacciano e, devo dire la verità, anche sul palco di Sanremo, parlando di pace, diritti, contro la violenza di genere o di amore libero, anche gli altri cantanti  (almeno quelli che ho visto e ascoltato) mi sono sembrati un po’ incartati. Ottima la performance di Mahmood: interpreta una versione assai particolare di Com’è profondo il mare di Lucio Dalla insieme ai Tenores di Bitti e conquista già le classifiche con Tuta Gold, il pezzo sanremese, uno dei più belli di Sanremo e della discografia del cantante, che non smentisce il suo ruolo -modello nella codifica di un nuovo genere musicale, il trap, che col pezzo Sanremese si arricchisce (marito anche degli autori del brano: Mahmood e Jacopo Angelo Ettorre, con Francesco Catitti e la produzione di Madfingerz e Katoo) di una bella linea melodica sottostante, che all’orecchio si coglie una volta spogliata la canzone degli elementi ritmici dell’arrangiamento. Anche il testo, che come il trapper richiede, parla di periferia, di “fumo” e di marginalità, con le sue rime sciolte, ha un’orecchiabilità che si fa ricordare. Il ritmo, per niente elemento che fa da riempitivo ma che è uno degli elementi costitutivi di questo pezzo, coi suoi richiami all’Africa, serve a sostenere la coreografia. Ormai, si sa: Mahmood ne ha una per ogni canzone e, come d’abitudine per il pop di questa generazione, si balla. Così, Tuta Gold la balleremo sulla spiaggia, mentre già imperversa tra il popolo dei Tiktokers, insieme ai passi inventati da Angelina,  Annalisa e i loro epigoni. Anche la Rondine di Mango, dopo 22 anni, torna in classifica perché, voce straordinaria che ha emozionato intensamente, Angelina ha colpito direttamente al cuore.

Pubblicato da musicheculture

Musicheculture, sito di informazione, storia, attualità e cultura musicale diretto Giuseppina Brandonisio,

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